(A. Angeloni) – Alla fine sono sempre gli stessi. Più o meno. Le assenze dei lungodegenti Strootman e Castan pesano sempre più, quelle a seguire di Astori, Iturbe, poi Maicon e Keita stanno ormai demolendo la testa e le gambe di chi tra i giallorossi è costretto a tirare il carro, proprio in questa fase in cui la squadra è chiamata a giocarsi la fase della stagione più delicata, che dovrà dire se la Roma non perderà troppo terreno dalla Juventus e se potrà ambire a un ruolo da protagonista in Champions. La rosa è lunga, ma improvvisamente e imprevedibilmente (?) si è accorciata. Rudi Garcia ha retto finché ha potuto, ora è costretto a tirare il collo, soprattutto ai centrocampisti e ai difensori. La rotazione scientifica (media tre cambi a partita) dell’avvio di stagione, ora va pian piano sgretolandosi. E gente come Wanga-Mbiwa, tanto per fare un esempio, arrivato come quarto di difesa, è costretto a giocare tutte le partite e l’appannamento diventa fisiologico. Castan è fuori dal secondo tempo della seconda di campionato a Empoli (e ha saltato la prima con la Fiorentina), Manolas è reduce da due giornate di squalifica e Astori è rientrato da poco da un infortunio al ginocchio, rimediato la sera di Roma-Cska in Champions.
Dalla prima da titolare (Roma-Cagliari, 21 settembre), Mapou non si è più fermato: compresa la sfida di Marassi ha giocato contro Parma, Verona, Juventus e Chievo, più le sfide di Champions contro Manchester City e Bayern Monaco (ha esordito nel finale della sfida con il Cska). Non male per un quarto. Il vero stakanovista della Roma è Nainggolan, che Rudi non toglie mai, è piuttosto sacrifica Pjanic (vedi Genova), un altro tra i più presenti e infatti in debito di ossigeno pure lui. Il belga, complice le assenze di Strootman e di Keita, ha sempre giocato titolare, Garcia gli ha risparmiato solo gli ultimi sette minuti di Roma-Verona. Sempre in campo, comprese le tre sfide di Champions League. Il motore di Radja resta acceso e risponde a ogni sollecitazione, ma pensare che possa reggere a questi ritmi da qui a Natale è impossibile. Alle viste c’è il rientro di Keita, che può essere un alternativa a lui e a De Rossi, quest’ultimo invece ha pagato più l’inattività e l’assenza dal lavoro quotidiano a Trigoria che non le partite stesse. E’ rientrato, sta bene, ma fatica ad accendersi: Daniele male (come tutti) con il Bayern, non benissimo con la Sampdoria.
MATTIA ALL’ATTACCO Quando gioca fa gol, specialmente all’Olimpico, ma è vero pure che non ne gioca tante. È il solito destino di Mattia Destro, bomber di scorta e nel vero senso della parola. Ha giocato meno di Iturbe, che pure ha dovuto scontare un paio di infortuni seri. Solo quattro partite da titolare per Mattia, tre in casa (Cagliari, Verona e Chievo) e una in trasferta (Empoli) e zero minuti in tre gare di Champions. Là davanti vanno spesso in campo Florenzi, Totti e soprattutto Gervinho, più Ljajic, chiamato spesso da Garcia a intervenire e come titolare gioca più della passata stagione, cinque dall’inizio in campionato e spiccioli di gara con Cska e Bayern Monaco. Totti appare il più stanco, anche se Garcia dice di no.