(A. Angeloni) – «Le aree a Torino sono di diciassette metri»,Garcia alla Mourinho. Il francese è più preciso, le ha contate, centimetro dopo centimetro; il portoghese invece parlò semplicemente di «aree più grandi». Il problema è che i “nemici” si ricominciano a far vivi anche dalle parti di Roma, il loro rumore ormai lo sente anche Rudi. La Roma esce da Torino con le ossa rotte non tanto per il risultato, quanto per come è arrivato. Come ai vecchi tempi, insomma, quando la Roma perdeva qualche scudettodaquestepartionellezone di Milano. Garcia, dopo il rigore per fallo di mano di Maicon, mima un violino, più elegante; il gesto di Mou era più diretto, manette. Cosa voleva dire Garcia? Se la cantano e se la suonano? Oppure, qui è sempre la stessa musica? Conseguenze? Espulso. Mourinho per le manette fu anche deferito, chissà se per Garcia, dopo il danno, ci scappi pure la beffa. Ma perché quel violino, insomma? «Non è il caso di spiegarlo, è andata così (in Francia quel gesto è usato per indicare una simulazione, ndi). Io nervoso anche in tribuna? Non è facile stare in mezzo alla gente che ti provoca in situazioni di quel tipo, meno male che c’erano le porte chiuse, così ero in sicurezza». Garcia mastica amaro, non gli va giù il tipo di sconfitta allo Stadium. Tre gol viziati da varie irregolarità, dice. Aiuti, aiutini, ci risiamo. La solfa, la musica, è quella. «La prima colpa è nostra, era possibile giocare meglio e segnare perché abbiamo avuto due occasioni con Gervinho e Pjanic, dopo ci sono stati episodi che hanno deciso la gara, io dico solo che la tecnologia potrebbe aiutare gli arbitri, scherzando ribadisco che qui le aree di rigore sono di diciassette metri». Ecco, appunto. «Me l’hanno detto che pure lui Mourinho aveva fatto ferimento a aree più larghe, volevo depositare il copyright su questa frase e invece non posso». E ride, Garcia. Risata amara, meglio pensare al futuro, lungo quindici giorni per via della sosta causata dalle gare della Nazionale. «Spero che i miei calciatori diano il cento per cento con le maglie delle loro nazioni e alla fine tornino in ottime condizioni. Dobbiamo riprendere a vincere ».
STATI D’ANIMO CONTRASTANTI Garcia tutto sommato – nonostante la serataccia – si porta appresso un pizzico di soddisfazione, almeno per non aver subito la Juventus, come è successo lo scorso anno. «Il miostato d’animo è ambivalente. Sonofelice di aver visto la mia squadra giocarsela alla pari in questo stadio, sonodeluso solo per il risultato e forse per qualche episodio,comela reazione di Manolas. Non era il caso di farsi giustizia da solo, è stata una cosa stupida, anche se il fallo è stato davvero brutto. Abbiamo perso degli episodi. E’ difficile fare un’analisi obiettiva con tre calci piazzati del genere. Detto questo, noi potevamo giocare meglio e segnare, le occasioni per vincere le abbiamo avute».
PALLOTTA E GUARDIOLA Poco importa al presidente Pallotta dei complimenti di Guardiola. Pep ha visto il numero uno della Roma, gli ha ribadito la stima per il calcio che insegna Garcia e che la sfida con il suo Bayern si prospetta spettacolare. Jim ha sorriso, ringraziato, ma si augura che quella serata di Champions finisca in maniera diversa da come è andata allo Stadium. Pallotta però i complimenti ai suoi ragazzi li ha fatti: «Orgoglioso di voi», gli ha detto. E all’arbitro Rocchi? Quelli li ha evitati, per lui pochi sorrisi.
MAICON E LA TESTA DI ROCCHI Ecco il brasiliano, quel fallo di mano grida vendetta. «Dal campo – dice Maicon – la prima sensazione era che non fosse rigore, avevo il braccio attaccato al corpo. Alla fine l’arbitro ha perso la testa, ma è inutile stare a parlarne. Abbiamo fatto una bellissima partita, dispiace per certi episodi. Garcia sostiene che i direttori di gara andrebbero aiutati?Ognuno scende in campo per fare il suo lavoro al meglio, e non sempre ci si riesce. Siamodispiaciutiper averperso questa partita, gli errori sono stati i nostri. La Juve ha qualcosa in più della Roma? Si, la squadra è rimasta la stessa dell’anno scorso. In queste partite conta tanto il gruppo, noi stiamo crescendo tanto e lavorando tanto. Speriamo di continuare su questa strada». Sì, magari con un’altra gestione di gara da parte dei direttori di gara.