(B. Saccà) – Alle 15,49 il Crj-900 del Bayern, volo charter Lufthansa LH2570, atterra all’aeroporto di Fiumicino dopo un viaggio di un’ora e due minuti da Monaco. I campioni di Germania arrivano nella capitale per la sfida di Champions con la Roma di Garcia. Tempo un’ora e venti ed ecco il pullman sociale, arrivato dalla Germania, fermarsi davanti all’ingresso del grand hotel, a un nulla da villa Borghese. Polizia, un’onda montante di supporter e di curiosi, perfino gli Spandau Ballet, piombati a Roma per partecipare al Festival del cinema. Guardiola scende per primo. «Hala Madrid, forza Madrid!», gli urla un sostenitore romanista. Sfilano Neuer, Robben e Mueller fra gli applausi. E Goetze, che concede pose e autografi alle tifose sognanti. Poi l’atmosfera si annuvola. È il momento di Benatia, l’ex giallorosso, protetto niente meno che da cinque guardie del corpo: un oceano di fischi e insulti d’improvviso lo investe, lo sommerge, lo annichilisce. Il marocchino alza la testa, sbircia, pensa a una reazione ma scarta l’idea: abbraccia un disabile e sparisce oltre la porta girevole. «Mi aspetto un’accoglienza caldissima», la sua confessione.
IN SALA STAMPA – Poco dopo Robben e Mueller, tuta e maglietta, entrano in uno degli smisurati (e dorati) saloni dell’hotel, piano seminterrato. «Chiudete l’aria condizionata», prega un responsabile del Bayern. Disorientati pure i dipendenti dell’albergo, per la verità. I due giocatori si mostrano sereni: scherzano, sorridono, nascondono la tensione. «La Roma gioca il miglior calcio in Italia, sarà un ottimo test», spiega l’olandese. «E Totti è una leggenda a livello planetario», sussurra, umile, il campione del mondo tedesco. Guardiola appare più tardi. Camicia, cravatta rossa del Bayern e pantaloni grigi, risponde in tedesco e in italiano: senza differenze. Un fuoriclasse. «Quello con la Roma è un duello difficile. Chi vince la doppia sfida si qualifica. Ho sempre detto che questo girone si deciderà all’ultimo, sarà una grandissima occasione per testare la nostra forma», comincia. «Rudi Garcia? Non è facile per uno straniero impostare la sua idea all’estero, lui ci è riuscito. È una gioia veder giocare la Roma, uno spettacolo. L’ho detto ai ragazzi: “Se non facciamo bene, vincere sarà molto complicato”». Quanto a Totti, Guardiola ha le idee chiare. «Se a 38 anni gioca con questa continuità… È emozionante vederlo. Io maestro di De Rossi? È un bugiardo…Siamo stati insieme poco e io ero già a pezzi. Ma lui è un secondo Totti», ride. Un pensiero sull’Italia, a concludere. «Con questo premier, Matteo Renzi, l’Italia è un paese straordinario. È vicino alla cultura catalana. Sono stato sei mesi a Roma ma le mie gambe già non correvano più a differenza della testa. Ho un bel ricordo della città, della società, di come ho vissuto qui con la mia famiglia. Brescia, poi, è stata fondamentale e Carletto (testuale,ndc) Mazzone è stato un allenatore importante per me. Ho imparato molto da lui. So come si vive a Roma il calcio e con quale passione…».