(S. Carina) – Polemiche, veleni, rigori ingiustamente concessi, gol irregolari ma non solo. Al netto degli errori dell’arbitro Rocchi, Juventus-Roma ha detto anche altro. La prima sconfitta stagionale dei giallorossi non può offuscare i meriti della squadra di Garcia che ha dimostrato sul campo di aver compiuto un evidente salto di qualità rispetto alla scorsa stagione.
COSA VA – Qualità che nel caso giallorosso fa rima con quantità e personalità. Se a Torino, nonostante le numerose assenze, il tecnico ha potuto schierare una formazione competitiva, ciò è dovuto ad una rosa che in estate è stata completata al meglio.
Domenica scorsa non erano disponibili (tra gli altri) il portiere titolare (De Sanctis), il perno della difesa (Castan), il centrocampista per il quale il Manchester United è disposto a fare pazzie (Strootman) e il mediano che alla prossima presenza toccherà quota 100 con la nazionale azzurra (De Rossi). Non poco. Eppure la Roma ha giocato con un temperamento da far invidia. Segnali già c’erano stati sia con il Cska Mosca che con il Manchester City. Alzi però la mano chi alla vigilia del match con i bianconeri si attendeva una formazione così offensiva: Maicon e Cholevas terzini, Pjanic in mediana e tre attaccanti. Sinonimo di forza e della consapevolezza di un gruppo (e di un allenatore) che ormai si gioca la partita contro ogni avversario. Inevitabilmente il discorso scivola sui singoli (e sui nuovi arrivati). Manolas ha confermato quanto di buono si diceva sul suo conto: personalità, senso dell’anticipo, abile in marcatura e a guidare la difesa. A giovarsi della sua presenza è stato anche Yanga Mbiwa (convocato ieri dalla nazionale francese): più fisicità rispetto al greco, meno qualità, ma ugual efficacia. Per informazioni, chiedere a Dzeko. Maicon per il secondo anno consecutivo sta azzerando con le prestazioni in campo le perplessità (a livello di motivazioni) che si avevano su di lui. Keita invece gioca nella Roma come se lo facesse da una vita. Metronomo davanti alla difesa capace di dettare i tempi, chiamare il pressing e accorciare la squadra: con lui in campo il possesso palla appare più produttivo che conservativo, quasi d’attesa alla ricerca di un taglio dei due esterni. Se di Gervinho e Totti oramai è stato scritto tutto o quasi, Iturbe sta dimostrando, oltre al talento, quel sacrificio in fase difensiva che Garcia gli ha chiesto dai primi giorni di ritiro.
MALEDIZIONE MUSCOLARE – L’unico neo in questo avvio di stagione è l’infermeria piena. Se per gli infortuni di origine traumatica (Astori) si può ben poco, a preoccupare sono quelli di natura muscolare. Con Cholevas (contrattura all’adduttore sinistro) siamo arrivati a quota 8 dopo appena 7 gare. Prima Castan per due volte (contrattura al bicipite femorale destro e due settimane dopo un fastidio sempre ai flessori), poi in rapida serie Iturbe e Borriello (lesione alla coscia destra), Uçan (stiramento agli adduttori), De Rossi (lesione al polpaccio sinistro) e De Sanctis (lesione sotto il gluteo destro). La ‘loi de series’, chiamata in causa da Garcia, continua a colpire.
KEVIN OK – Contro il Chievo torneranno a disposizione Astori, De Rossi e De Sanctis. A Trigoria, però, c’è attesa per il rientro in gruppo (parziale) di Strootman, previsto per la prossima settimana. Dopo l’intervento al ginocchio (18 marzo) il protocollo medico prevedeva 8 mesi per tornare a giocare. I più ottimisti lo vedono già in panchina il 9 novembre (Torino). Con la pausa alle porte, probabile che il ritorno slitti al 22 (Atalanta).