(A. Austini) «Vinceremo lo scudetto». Cosa? «Sì, a Torino ho visto una Roma più forte della Juve e questa partita mi ha fatto capire che il titolo sarà nostro». Lo dice Rudi Garcia, non un inguraribile tifoso ottimista. Un discorso studiato a tavolino, che in fondo rispecchia il pensiero della società, con l’obiettivo di rimotivare una squadra sfiduciata dopo la sconfitta ingiusta dello Stadium.
Il tecnico si presenta in sala stampa in leggero ritardo, ma con le idee molto chiare. Parte con un lungo monologo e lo avrebbe fatto qualsiasi fosse stata la prima domanda. Ecco, parola per parola, l’intervento sfrontato di uomo che non ha paura di nulla: «Sono passati troppi giorni senza competizione. Per questo abbiamo parlato a lungo di questa gara. Per me – spiega il francese – è stato tutto il contrario di una sconfitta. Siamo stati forti segnando due gol e potendone realizzare altri due. Sono fiero dei miei giocatori, abbiamo dimostrato forza e personalità. Sulla Juve posso dire che è stata una vergogna l’accoglienza in tribuna, in panchina:una cosa inaccettabile. Quando il capitano parla dev’essere rispettato perché è un grande uomo di calcio che ha valori forti, ha avuto questo sentimento di ingiustizia dopo il match visto che i suoi valori sono stati traditi. Lui è un grande del calcio e va rispettato. Ho riguardato la partita.
Tutto il mondo ha visto le immagini che parlano da sole. Anche i migliori arbitri italiani possono soffrire la pressione di una gara del genere: era una sfida tra due squadre di alto livello. Ho visto una Roma più forte della Juve. Questa partita mi ha fatto capire che vinceremo lo scudetto. Siamo più forti della Juve. Ora dobbiamo battere il Chievo perché devono parlare i risultati. Sono preoccupato, la partita arriva dopo il casino mediatico e prima della Champions. I tifosi devono dare del loro meglio perché per lo scudetto bisogna vincere questa gara, quella dopo ancora eccetera».
Non serve aggiungere molto altro. E Garcia, sostanzialmente, non lo fa. Si risparmia ad esempio di spiegare cosa lo abbia spinto a sbilanciarsi in modo così forte. Con tutti i rischi connessi. «Ho le mie ragioni, ma voi siete molto intelligenti e avete già capito tutto. Grazie mille», dice prima di allontanarsi dal microfono, soddisfatto per il messaggio di «fomento» lanciato al gruppo e all’ambiente.
Prima ha avuto modo di infilarsi nel tema più delicato del momento: la differenza fra le dichiarazioni di «guerra» di Totti e De Sanctis e la linea morbida scelta da Pallotta e sposata ad esempio da Maicon. «Le parole di Morgan non sono il contrario di quelle di Maicon, che ha ragione quando dice: “bisogna andare avanti e rispettare sempre gli arbitri”. Lo abbiamo dimostrato a Manchester e a Torino: dopo i rigori fischiati contro, la squadra non è crollata e ha fatto vedere che può superare tutti, anzi diciamo un po’, degli episodi di una partita».
Sull’utilità della moviola in campo ci tiene a specificare: «Ho sempre parlato di uso della tecnologia, specialmente sul gol fantasma, non di moviola. Sarebbe utile per sapere se un fallo è fuori o dentro o se un rigore c’è o no. Esistono degli specialisti che possono occuparsene, si farebbe un passo in avanti ed eviteremmo di parlare per 14 giorni di una gara».
Dal calcio chiacchierato a quello giocato, Garcia consiglia a Destro «di aspettare il suo momento, è già una buona cosa far parte del gruppo di Conte», considera Paredes «pronto e intelligente nell’ ascoltare i consigli di Keita e De Rossi», mentre all’intera squadra rivolge quasi un appello: «Resto al fianco dei giocatori ogni secondo, a mostrare la via giusta. Io sono il capo del branco, i lupi sono loro. Non vinceremo tutte le partite forse, ma dobbiamo fare in modo di riuscirci». Allenatore, motivatore, psicologo, stratega: Rudi Garcia non può lasciare nulla al caso per rispettare una promessa che nessuno si poteva aspettare.