(A. Austini) Garcia la sua parte l’ha fatta venerdì. La squadra ha risposto sul campo, dimostrando che crede ancora, come l’allenatore francese, all’obiettivo scudetto nonostante lo «scippo» di Torino. «Questa convinzione – spiega il tecnico dopo il successo facile contro il Chievo e prima di seguire Sassuolo-Juventus – io ce l’ho da quando ho iniziato ad allenare a Digione. È vero, ho usato la parola “scudetto” di venerdì 17, ma da noi in Francia il giorno particolare è il 13. Niente di calcolato, prendetela come una profezia».
La Roma ha impiegato mezzora per fare a pezzi i veronesi. «Era una partita importantissima e per questo non poteva iniziare senza Totti, visto che abbiamo già tanti assenti. La strategia era di iniziare forte e siamo stati bravi – prosegue Garcia – a chiuderla in fretta e poi a gestire le energie, considerato che martedì avremo una “piccola” partita contro il Bayern Monaco. Ovviamente saremo outsider, dovremo giocare al 120 per cento e sperare che loro saranno solo al 70. Non vedo l’ora di affrontarli, ci sarà un Olimpico di fuoco e non avrò neppure bisogno di motivare la squadra: posso pure andare a riposare adesso, i ragazzi martedì saranno pronti».
Ma se la coppa la Roma «deve godersela» più a lungo possibile, il campionato resta l’obiettivo principale. «Resterò convinto dello scudetto se anche sabato prossimo a Genova (contro la Sampdoria di Mihajlovic, ndr) la squadra manterrà lo stesso atteggiamento visto contro il Chievo. Dobbiamo cercare di farlo sempre anche se non sarà facile. Mi fido di tutti i giocatori, chiunque entra mantiene alto il livello della squadra. Destro e Ljajic mi hanno dato ragione».
C’è spazio anche per un pensiero sul futuro. «Sto benissimo qui – confessa Garcia – e finché il mio obiettivo di vincere dei titoli resterà lo stesso della società non ci saranno problemi. So bene che a volte non sempre la volontà dell’allenatore viene esaudita, per questo tengo una valigia pronta nel corridoio», ricorda Garcia. È bene che la lasci chiusa ancora per un po’.