(A. Austini) – Crederci di più con cinque punti in meno. La Roma dell’anno scorso, pur vincendo le prime dieci partite, non era riuscita a staccarsi di dosso la Juventus e alla prima flessione se l’è vista passare davanti e non l’ha ripresa più. Allo stesso punto dello scorso campionato, dopo nove tappe, i bianconeri avevano anche allora 22 punti contro i 27 dei giallorossi ma i reali valori di oggi, almeno a sensazione, sembrano diversi.
Il turno infrasettimanale di campionato ha rianimato la lotta scudetto, con un fatto nuovo e simbolico: negli ultimi due tornei la Juventus di Conte non era mai stata raggiunta in vetta una volta passata davanti. La Juventus di Conte, appunto. La differenza sta tutta là nell’analisi di questa innegabile flessione bianconera. Nei numeri e nelle prestazioni: compresa la Champions, Tevez e soci hanno perso tre partite delle ultime sei giocate e ne hanno pareggiata una in casa del Sassuolo. Sulle modalità con cui ha battuto la Roma si è detto tutto, il successo sul Palermo non ha certo lasciato un ricordo impressionante.
Insomma non sembra esistere più la Juve tritasassi, più forte di ogni difficoltà. E, in fin dei conti, la notizia migliore per Allegri è proprio quella di aver conquistato gli stessi punti dello scorso campionato. Inevitabile che le attenzioni nell’ambiente bianconero siano puntate sull’allenatore livornese, lui che rifiutò la panchina giallorossa nell’estate 2013, spianando di fatto la strada all’approdo di Garcia. Col senno di poi nessuno a Trigoria si è pentito della scelta. Non solo: i dirigenti sono convinti di aver contribuito al cambio di guida tecnica della Signora vincendo il duello di mercato su Iturbe che Conte aveva chiesto di portare a Vinovo.
La Roma, intanto, non ha mai smesso di crederci, neppure dopo la dolorosa sconfitta nello scontro diretto che ai fini della classifica dà ancora un vantaggio ai rivali. L’Olimpico sta diventando un fortino come lo Juventus Stadium: da quando c’è Garcia le vittorie tra le mura amiche sono 20 su 24 gare di campionato disputate. Quest’anno è 5 su 5 e sempre più spesso i tre punti arrivano con una facilità impressionante. Nella tendenza c’è dentro il livello mediocre delle avversarie che di volta in volta si presentano all’Olimpico, ma pure una crescita di personalità della squadra di Garcia, ora capace di vincere anche senza spendere troppe energie e a gestirsi in vista degli impegni successivi.
La difesa imperforabile resta il segreto dei giallorossi: dei 4 gol incassati finora in campionato 3 sono quelli di Torino, tutti viziati dagli errori dell’arbitro Rocchi, più una rete a Parma. All’Olimpico nessuno ha mai violato la porta di De Sanctis e Skorupski (ci ha pensato il Bayern a farlo… ), e tutte hanno perso con almeno due reti di scarto: il 2-0 è uscito sulla ruota di Roma quattro volte, solo con il Chievo è stato servito un tris. In controtendenza rispetto allo scorso anno c’è il momento in cui i «lupi» di Rudi decidono di prendersi la partita: se prima erano soliti farlo nel secondo tempo, adesso riescono a mettere in discesa la partita quasi sempre nei minuti iniziali.
Quello che va migliorato è il rendimento in trasferta e domani c’è subito un esame da scudetto: la trasferta di Napoli, pergiunta in condizioni ambientali che si annunciano difficili, ha lo stesso coefficiente di difficoltà della gara giocata allo Stadium. Garcia torna al San Paolo dopo averne perse due su due nella passata stagione e consapevole che la salita del calendario sta per finire: dando un’occhiata ai prossimi impegni fino a dicembre, le trappole sembrano leggermente maggiori per gli uomini di Allegri.
«Ma noi dobbiamo pensare solo a noi stessi» va ripetendo il tecnico francese nelle interviste e ai suoi giocatori. «Che questa sconfitta ci serva da lezione» è invece la voce bianconera di Bonucci. Uno per cui conta solo vincere, non importa come. Dovrà vedersela con i lupi.