(E. Gamba) – L’antica questione di centimetri aveva già assunto nuove e più ampie dimensioni grazie alle misurazioni di Rudy Garcia («Non sapevo che l’area dello Juventus Stadium fosse di 17 metri») quando Francesco Totti ha agganciato il presente al passato, incastonandolo nella storia e scaricando, con la sua serenità quasi ingenua, la frase più esplosiva degli ultimi campionati: era forse dai tempi di Calciopoli che non si arrivava a questi livelli, ma evidentemente i pasticci di Rocchi hanno autorizzato i romanisti a sentirsi defraudati, e a scatenare la più acute delle polemiche. «La Juve dovrebbe fare un campionato a parte, tanto con le buone o con le cattive vince sempre. Tutta Italia vorrebbe dire le stesse cose che dico io». Si ragionava sui gol bianconeri: «Tutti e tre irregolari». E non importava che la moviola avanzasse dubbi anche sul penalty per i giallorossi o su un fallo subìto in area da Marchisio (ne parlerà Marotta, tentando faticosamente di riequilibrare la bilancia), il capitano della Roma ha scelto la diretta televisiva per scandire le sue durissime parole: «Purtroppo è brutto dirlo, ma sono anni che succedono cose che alla fine condizionano i campionati. Non so se siamo stati battuti dall’arbitro o meno, sicuramente non dalla Juve. Parlerò quando smetto. Prendiamo il secondo rigore: per me il fallo è fuori area, ma se fosse stato il contrario il minimo dubbio sarebbe rimasto un dubbio. Ma non per la Juve». Totti se n’è andato sorridendo della sua stessa battuta («Tanto arriveremo secondi anche quest’anno»), ma dopo quella frase più niente sarà come prima.
La Juve si è subito attivata spedendo Marotta a rintuzzare l’attacco del Pupone: «Comprendo l’amarezza, ma la sue parole sono inaccettabili. Ricordiamoci che alla Juve sono stato tolti due scudetti vinti meritatamente per colpe non sue», e insomma ieri siamo tornati indietro di dieci anni perlomeno, e chissà come continuerà, come finirà, se finirà. Prima di Totti, la Roma aveva cercato di prendersela ma con un certo distacco. «È scientifico che i due rigori non ci fossero e che il terzo gol fosse irregolare, punto e basta. Riconosciamo il valore della Juve e accettiamo il verdetto del campo senza cercare degli escamotage» aveva detto il diesse Walter Sabatini, tenendo la polemica dentro limiti accettabili. Pure Garcia s’era morso lingua: non ha voluto parlare della sua espulsione né di quel gesto indirizzato a Rocchi dopo il primo rigore, quando l’allenatore francese ha fatto finta di suonare un violino. Che voleva dire? È sempre la solita musica? L’arbitro sviolina la Juve? Non lo sapremo. La Juve ha cercato di non reagire, a parte l’istituzionale Marotta. Buffon s’è tolto dalla mischia («Seguo il consiglio di Lotito, parlo sono con i miei parigrado», e cioè non con Garcia e Sabatini), Allegri ha fatto il pesce in barile: «Il calcio è anche questo, il nervosismo ci sta. Quelli a cui non piace possono andare teatro». E così s’è aperto un dibattuto sulla necessità di supportare gli arbitri con la tecnologia perché, come dice Garcia, «siamo ormai nel ventunesimo secoli». Totti è d’accordo, vuole l’occhio elettronico: «E si sbrigassero». Meglio un computer di un arbitro, dal suo punto di vista.