(V. Malagutti) – La Juve comanda, la Roma insegue. Il campionato dei bilanci rispecchia la classifica del calcio giocato. La squadra degli Agnelli è una corazzata con i conti in equilibrio. I giallorossi invece, salvati dal crack tre armi fa grazie alla cordata americana del patron James Pallotta, viaggiano ancora sull’orlo del baratro. E questo, in estrema sintesi, il verdetto dei numeri, quelli che raccontano profitti, perdite e debiti della coppia di vertice del pallone nostrano.
Per una singolare coincidenza, la sfida sul campo è andata in scena proprio mentre le due squadre si preparavano a presentare all’assemblea dei soci i risultati dell’ultimo esercizio, quello chiuso al 30 giugno scorso. E se la partita del 5 ottobre ha scatenato polemiche e sospetti, il conto economico parla chiaro. La Roma insegue da lontano i rivali bianconeri, appesantita da unbilancio in rosso per 38,5 milioni. Ma il problema che preoccupa di più sono i debiti per 132 milioni, addirittura superiori ai ricavi dell’ultimo anno, pari a 128 milioni. La Juventus invece è riuscita a limitare i danni a soli 6 milioni di perdite e la gestione sportiva, cioè al netto dei proventi finanziari e di quelli del calciomercato, segna un risultato positivo di circa 36 milioni su 315 milioni di entrate.
C’è un altro dato importante che segna il divario tra le due società. La squadra di Tevez e Buffon ha speso 168 milioni in stipendi per calciatori, tecnici e impiegati. Una somma che equivale alla metà di quanto la società ha incassato nella stagione 2013-14. Ben diversa è la situazione della Roma, così come appare nel conto economico appena pubblicato. Le “spese del personale”, pari a 107 milioni, assorbono oltre l’80 per cento dei ricavi. C’è poco da sorprendersi, allora, se il margine operativo, quello che tiene conto anche degli altri costi di gestione, è negativo per quasi 30 milioni. L’anno scorso la falla nel conto economico romanista è stata in parte tappata grazie ai buoni risultati del calciomercato. Le cessioni di Marquinhos, passato al Paris Saint Germain e di Erik Lamela, partito con destinazione Tottenhanm, hanno fruttato da sole oltre 42 milioni di profitti messi a bilancio nell’estate 2013. Anche la Juventus ha concluso in attivo la campagna trasferimenti. Operazioni come la vendita degli attaccanti Simone Zaza e Ciro Immobile, a suo tempo acquistati in compartecipazione con, rispettivamente, Sassuolo e Torino, hanno portato nelle casse della società bianconera quasi 12 milioni di euro.
A conti fatti, il saldo di acquisti e cessioni della squadra degli Agnelli risulta positivo per oltre 32 milioni contro i 30,7 milioni messi a bilancio dai giallorossi. In altre parole, le due squadre corrono appaiate almeno nella gara del calciomercato. E allora, alla fine, a fare davvero la differenza sono i ricavi della gestione caratteristica, quella che ruota intorno al grande show del pallone. Come noto, più che la vendita dei biglietti, il business più ricco per le squadre è garantito dai contratti con le pay tv gestiti a livello centrale dalla Lega calcio. Nell’ultima stagione la Juventus ha incassato 130 milioni dalla vendita dei diritti televisivi sulle proprie partite. La Roma invece ha dovuto accontentarsi di soli 68 milioni. Se poi si considera che in casa giallorossa i proventi da sponsor; pubblicità e merchandising (vendita di prodotti con il marchio della squadra) superano di poco i 22 milioni contro i 60 milioni incassati l’anno scorso dai bianconeri, allora è facile concludere che il patron Pallotta dovrà inseguire ancora a lungo prima di mettersi in scia dei rivali torinesi.
I sogni di gloria, o quantomeno di rimonta, dei tifosi romanisti si aggrappano alla Champions League. E non solo dal punto di vista sportivo. La partecipazione alla più importante competizione per club europea vale di per sé decine di milioni di entrate supplementari, frutto in gran parte della vendita dei diritti televisivi. E l’incasso aumenta di molto per le squadre che riescono a raggiungere la fase finale del torneo. Ecco perché il goal di Totti che ha pareggiato il conto nella partita con il Manchester City, può valere milioni di euro. Basti pensare che nella scorsa stagione la Juventus, nonostante l’eliminazione nella fase a gironi, ha iscritto a bilancio 50 milioni di ricavi alla voce Champions League. Il piatto piange invece per la Roma, almeno nei conti chiusi a giugno 2014. La squadra, giunta solo sesta in serie A nel 2012-13, non è riuscita a qualificarsi alle coppe continentali per la stagione successiva. Quest’anno invece, grazie al secondo posto nell’ultimo campionato, la squadra giallorossa è entrata in Europa dalla porta principale. I proventi della partecipazione a quella che un tempo era conosciuta come Coppa dei Campioni, probabilmente non basteranno da soli a far fronte alle pesanti perdite d’esercizio. Di certo però il giro d’affari sviluppato dalla Champions rappresenta un passo importante verso il risanamento dei conti.
Non c’è tempo da perdere. Perché di questo passo il club romanista rischia sanzioni pesanti dall’Uefa, la federazione europea del pallone. Fatte le debite proporzioni, il meccanismo è simile a quello imposto dalla Commissione di Bruxelles ai Paesi membri della Ue. Nel gergo degli addetti ai lavori si chiama“fair play finanziario” e funziona così. Per avere i diritto a partecipare alle competizioni continentali, ogni singola squadra deve rispettare una serie di parametri di bilancio, che riguardano, per esempio, l’indebitamento, le perdite o il regolare pagamento degli stipendi. I club con i conti in disordine vengono multati, ma non è esclusa, nei casi più gravi, anche l’esclusione dalle coppe europee. La Roma, che da anni naviga in cattive acque, è già stata richiamata all’ordine. E non poteva essere altrimenti, visto che sull’ultimo bilancio, oltre alle perdite per 38,5 milioni, pesa anche un patrimonio netto negativo per 81 milioni. Pallotta e i suoi collaboratori sono stati costretti a fornire una serie di informazioni supplementari agli organi di controllo dell’Uefa, con l’impegno di fare di tutto per risanare i conti nel più breve tempo possibile.
Non finisce qui, ovviamente. I giallorossi potrebbero restare nel gruppo dei sorvegliati speciali ancora a lungo, obbligati a render conto periodicamente alla federazione europea. La Roma non è l’unica squadra costretta agli esami di riparazione. Anche l’Inter di Erick Thohir, reduce dalla gestione in rosso profondo di Massimo Moratti, si trova in una situazione forse ancora peggiore. Ma per i tifosi della “Magica”, costretti a fare i conti con l’incubo del fallimento, la convivenza con i nerazzutrri nel girone dei bilanci in perdita non dev’essere una gran consolazione.