Aveva vinto lo Scudetto quindici mesi prima. Poi alzato la Supercoppa Italiana. Al Mondiale in Corea e Giappone lo avevano fermato solo i pali contro la Croazia e l’arbitro Byron Moreno contro la Corea. A Francesco Totti nell’ottobre del 2002 mancava un riconoscimento a livello europeo dopo aver sfiorato proprio l’Europeo con l’Italia nella maledetta finale del 2000 persa ai supplementari con la Francia. E il 30 ottobre 2002 rimane uno notte storica per il capitano e per la Roma stessa.
I giallorossi scendevano in campo al Santiago Bernabeu, contro i Galacticos del Real Madrid: Figo, Zidane, Raul e Ronaldo il Fenomeno allenati dall’allenatore più vincente della storia del calcio, Vicente Del Bosque. Sulla panchina della Roma siedeva un altro signore del calcio mondiale, Don Fabio Capello. I giallorossi in campionato stentano, fermati spesso dagli errori arbitrali (lo affermerà lo stesso designatore Casarin). In Europa ha cinque punti e deve centrare l’impresa al Bernabeu per qualificarsi alla seconda fase a gironi.
Ci pensa Francesco Totti a decidere un match sofferto quanto magnifico: minuto 27 del primo tempo, Montella tenta una serpentina al limite dell’area di rigore per calciare di sinistro. Tiro del centravanti respinto e palla che arriva al capitano romanista. Calcio di prima, non pulitissimo ma palla imprendibile nell’angolino basso per Iker Casillas. La stessa porta in cui aveva segnato anche l’anno prima, nella sfida terminata 1-1. Era una Roma fortissima, che probabilmente avrebbe dovuto vincere molto di più di quanto fatto. Samuel e Aldair chiusero ogni varco protetti da Emerson e Tommasi. Cafu e Candela macinavano chilometri sulle fasce, inesauribili insieme a Delvecchio. E vicino a Capello in panchina c’era anche un certo Pep Guardiola: un cuore blaugrana non limitò la propria esultanza quella sera…
A cura di Daniele Luciani