(L.Franceschini) – Beh, che dire? Forse il modo più giusto di commentare una partita così discussa e nata male, è quello di aggrapparsi alle poche verità di cui siamo in possesso. Che poi, verità, quali verità? Probabilmente anche Rocchi di Firenze ne ha una, ma sembra, almeno al momento, sia condivisa soltanto dai beneficiari delle sue nefandezze e nemici atavici di chi ha subito i torti.
Premessa: come in un processo celebrato al di fuori dei nostri confini, cercherò di limitarmi – con il supporto delle immagini – a disquisire dei fatti, non delle questioni opinabili. E sì, mi ergo a giudice. Sennò non sareste qui a leggermi, perché vi berreste concetti e parole già trovate altrove.
Raccolte le idee, andiamo con le due certezze:
- Il primo rigore non sussiste. Maicon, calciatore incriminato per un presunto fallo di mano, impatta il pallone quando è in aria, ma chiaramente fuori dall’area. Anche fosse 1 centimetro, Tevez non avrebbe comunque dovuto tentare la trasformazione del terzo penalty stagionale. “Ma tanto le aree qui sono grandi 17 metri”, punzecchia masticando amaro Garcia. L’unico modo per spiegare l’errore, nonostante “se c’è da sbagliare si va sempre in un senso”, prendendo nuovamente a prestito le parole dell’impeccabile allenatore romanista.
- Il secondo rigore non sussiste. Pogba, sfiorato da Pjanic con la gamba di richiamo – giusto punire l’intenzione, al netto di un danno procurato quasi inesistente -, è al di là della linea dell’area di rigore. Di questo episodio non si sarebbe nemmeno dovuto discutere visto che si verifica a 40 secondi dallo scadere del minuto di recupero concesso da Rocchi. Mi sono scervellato nell’intervallo per entrare nella testa del killer, che probabilmente deve aver pensato, nella concitazione del folle, di aver comunicato al quarto uomo la consistenza del recupero prima del siparietto Bonucci-Gervinho, quando l’autore del gol vittoria se la prende con l’ivoriano reo di aver continuato l’azione nonostante l’infortunio del diretto avversario, Caceres. Perché lui si sarebbe fermato, ovviamente. Comunque, come ho notato poco dopo, nell’ipotesi dell’ipotesi il tutto si risolve entro 15 secondi, quindi l’extra recupero non ha motivo di esistere. Rocchi oltre ad essere indifendibile, è pure incomprensibile.
Non mi sottraggo dal dare la mia su episodi opinabili, però ho ritenuto opportuno suddividere il discorso in categorie, altrimenti avrei perso di credibilità gettando tutto in un confuso calderone. Lanciamoci nella mischia, proprio come Buffon in difesa di Morata:
- Come rende evidente quest’immagine, anche il terzo gol è irregolare: la posizione di Vidal ostruisce la visuale di Skorupski. Una regola assurda, che però punisce il fuorigioco “attivo” del centrocampista cileno in maglia bianconera. Naturalmente l’interpretazione è più forzata, perché sto con Sabatini nel ribadire che “è scientifica l’inesistenza dei due calci di rigore”. Con la stessa forza e chiarezza considero inadeguata e rivedibile la norma del fuorigioco attivo, a meno di casi eccezionali.
- L’espulsione del monumentale Manolas è francamente incomprensibile. Morata commette un fallo da codice penale, a gara praticamente finita, sulla linea laterale all’altezza del centrocampo. La violenza gratuita viene ripagata dalla comprensibile ma sbagliata reazione del greco, balzato in piedi come una molla nonostante i tacchetti sulla caviglia. Poi scatta un parapiglia degno del miglior film western mai girato, con il baldo fidanzato della stimabile collega D’Amico partito addirittura dalla porta per caricare gli avversari, buttandosi nella mischia. Tiriamo le somme: se Manolas merita di essere allontanato per la reazione, chi ha reagito alla reazione, mettiamola così – e passatemi il gioco di parole, torna bene -, dovrebbe pagare con la stessa moneta. Non credete? Certo, il centrale giallorosso spinge ed accenna una testata, però di cazzotti e spintoni ne ho visti volare più d’uno nella Royal Rumble dello Stadium.
E Garcia l’aveva predetto, profetico: “Mi auguro possa essere lo spot del calcio italiano”. In effetti abbiamo esportato fedelmente il nostro prodotto all’estero, il pasticcio all’italiana DOP. Toc-toc, dichiaro chiusa la seduta.