(M. Sconcerti) Tra le due vittorie pesa molto più quella della Juve per la diversità dell’avversario e per la facilità con cui è arrivato il risultato. A questo punto della stagione, l’impressione della differenza tra Juve e Roma è più netta dei tre punti in classifica. La Roma non ha altri avversari che la Juve, ma non ha ancora raggiunto la Juve né sul piano del gioco né su quello delle individualità. La Juve ha una facilità maggiore nel battere avversari anche difficili, la Roma fa spesso un po’ fatica. È questo che costruisce adesso la differenza, una leggerezza abituale che segna anche una crescita a livello europeo. Penso ce ne accorgeremo presto, almeno dentro alcuni limiti.
La Roma è più lenta di altri periodi, è aiutata dalla costanza di giocatori nuovi come Ljajic, sta abituandosi a giocare metà partite senza Totti evitando di compromettere i risultati. Ma sembra approfittare molto più della Juve della fragilità degli avversari. La Roma è perfetta quando è brillante ma può essere brillante quando trova avversari italiani, più normali, meno veloci. La Juve è completa, lo è nella sostanza dei suoi giocatori chiave (Marchisio, Lichtsteiner, Bonucci, Tevez, Chiellini, naturalmente Pirlo), può giocare molte partite in una, è ormai al massimo dell’esperienza senza ancora essere anziana. È un successo importante della Roma essere solo a tre punti dopo dodici giornate e dopo aver perso lo scontro diretto in casa della Juve.
La Roma è armonica, molto suggestiva, ma ha mostrato meno della Juve, ha vinto spesso di misura. Ha fatto in sostanza più fatica. Nella Juve è salito molto Pogba, diventato decisivo, è tornato in alto Tevez, è alto tutto il suo modo di stare in campo, sempre sicuro, capace di leggere i momenti della partita. Una Juve molto diversa da quella di Conte e perfino più quadrata, meno elettrica, più razionale, più fiduciosa nei singoli mezzi tecnici. Però alla fine il distacco è minimo. Troppo fragili gli avversari. Il primo, Napoli, comincerà oggi di nuovo a inseguire. Il resto toccherà alla malìa del derby. Non conta per lo scudetto, ma conta per non morire. Il Milan è più squadra, l’Inter conta sulla differenza di Mancini. Se parliamo di calcio, è favorito il Milan. La prima partita di un nuovo tecnico è piena di confusioni e di equivoci. Ma seppur confusi, sono in campo buoni giocatori. E un ottimo allenatore.