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GAZZETTA DELLO SPORT È un’Italia senza qualità. Punto e a capo

Italia-Croazia
Italia-Croazia

(F. Licari) – Non se ne può più. Poteva essere una bella serata di calcio, avremmo voluto parlare del genio di Modric e della fantasia di Perisic, dei colpi da «10» di Zaza e del primo gol azzurro di Candreva. Anche della «papera» di Buffon, sì. E invece l’1-1 che lancia Italia e Croazia verso l’Europeo – mentre la Bulgaria si fa fuori da sola pareggiando con Malta – viene tristemente oscurato dall’inciviltà dei soliti imbecilli. Non è una consolazione il fatto che questi gentiluomini abitino anche nei Balcani e, con un low cost, arrivino qui dove flora e fauna simili sono lo stesso abbondanti: sono primitivi del mondo che hanno ormai preso in ostaggio il pallone, trasformandolo in pretesto di violenze. Contro i quali la «tolleranza zero» più volte dichiarata da Uefa, Fifa, federazioni e compagnia bella non sarà mai «zero » finché non li priverà definitivamente di cittadinanza. Due, tre volte Kuipers ferma la partita per razzi e fumogeni in campo: siamo a un passo dallo stop definitivo, con probabile 3-0 per gli azzurri che però un vero successo non sarebbe stato. E neanche meritato, per quel pochino che s’è visto in un San Siro d’altri tempi: a causa anche delle assenze pesantissime. E poi ritmo, mentalità, qualità: Conte lo sa che siamo indietro come movimento, non come Nazionale. Meglio accontentarsi.

MODRIC E ZAZA Accontentarsi e, poco sportivamente, ringraziare il fatto che Modric, il genio croato, sia costretto ad abbandonare dopo neanche mezzora. Con lui era stata tutta un’altra partita: noi alle corde, infilati da un palleggio ordinato dal direttore del concerto di capodanno, e loro a far circolare la palla, soffocarci, impedire qualsiasi ripartenza. Modric attore protagonista affiancato da un paio di caratteristi da premio: su tutti Perisic, che già al Mondiale aveva mostrato minuti devastanti sulla fascia, e poi gli altri mediani Rakitic e Brozovic. La chiave della Croazia è il centrocampo inafferrabile, schierato con un 4-2-1-3 (o 4-3-3 con vertice alto del triangolo): contro il quale l’Italia vacilla e decide di schierarsi spesso con cinque difensori in linea, cioè De Sciglio e Pasqual all’altezza dei centrali. È una scelta che procura qualche brivido ma paga quasi subito con una ripartenza veloce e l’ennesima magia di Zaza. Attaccante sul passaporto, quasi «10» moderno per i tagli e le idee tutte di prima, Zaza confonde i croati, aggredisce, va al tiro e, sulla ribattuta, appoggia per Candreva che arriva in corsa: angolo perfetto, 1-0, minuto 11. Che roba.

E SE BUFFON… Il calcio è il regno della dietrologia e neanche Italia-Croazia si sottrae a questa disciplina. E se… e se Buffon avesse parato la botta non irresistibile di Perisic come sarebbe finita? Sì perché, quattro minuti dopo, i croati ci raggiungono: ma è un infortunio del portiere che si fa scorrere sotto la pancia il tiro da fuori dell’esterno, poco chiuso da De Sciglio e Darmian. Chissà se esiste un «caso» Buffon. E se…, ancora, se Modric fosse rimasto in campo, invece di accasciarsi al 28’ urlando di dolore per un brutto guaio muscolare? Avremmo resistito? Chi può dirlo. Di sicuro quella è la porta circolare che inaugura un’altra partita, con la Croazia molto più normale e che non sembra in superiorità numerica, anzi subisce la velocità dell’Italia.

ITALIA POCA QUALITÀ Niente di speciale però quest’Italia. Manca tremendamente qualità, quella che avrebbe procurato il colpo del kappaò. Non si possono concedere tutti assieme Pirlo, Bonucci, lo stesso Giaccherini il cui dinamismo sarebbe stato fondamentale. De Rossi è quasi uno stopper aggiunto, è solido, però un po’ lento: con lui l’Italia non è mai imprevedibile in mezzo e deve affidarsi soltanto alle triangolazioni veloci, e ad alta percentuale di errore però, guidate da Zaza. Con Immobile che insegue ogni avversario fino alla bandierina, sfiancandosi oltre il lecito. Marchisio non è in giornata, idem gli esterni (Pasqual esce facendo debuttare Soriano che si mette in mezzo e «allarga» Candreva). Non solo Zaza: la notizia più bella arriva da Ranocchia, impeccabile al centro della difesa per emergenza. Se resistiamo là dietro è anche per lui e perché né Olic né Mandzukic sono all’altezza dei giorni migliori, e Kovacic non è Modric.

TRE CAMBI TATTICI Conte avrebbe preferito un pari con risposte interessanti sul piano del gioco. Qualche risposta è arrivata comunque: di Pirlo non si può fare a meno. Visti gli anni che corrono, lo juventino andrà protetto ai fianchi, ma senza di lui gli schemi non fluiscono come dovrebbero. Per questo il c.t. comincia la ripresa con un cambio tattico inatteso, un 4-4-2 che con l’uscita di Immobile e l’entrata di El Shaarawy si trasforma subito in una specie di 4-4-1-1: il milanista largo e Marchisio seconda punta. È il momento peggiore: la Croazia non ci lascia superare il centrocampo. Così Conte cambia ancora e arriva l’ultima risposta: Pellè non è soltanto un tipo d’area, ma uno che si muove a tutto campo e ha mentalità europea. Dentro lui per lo stremato Zaza passiamo al 4-3-3 e almeno riequilibriamo la partita e giochiamo. Viva l’Inghilterra.

LEZIONE PER IL FUTURO Se la Croazia fosse punita con un paio di partite a porte chiuse potremmo giocare il ritorno di giugno in un clima diverso. Sarebbe interessante vedere nel 2015 un’Italia al completo che possa permettersi De Rossi in difesa, Pirlo play e un esterno alla El Shaarawy che – ieri è successo senza continuità – renda il 3-5-2 più offensivo. Non era serata questa e, con lo spettro di una Genova-bis e di un altro Ivan il terribile, tutto sommato meglio così. Accontentiamoci, appunto

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