(M. Calabresi) Un anno fa, dopo dieci partite di campionato, Adem Ljajic era stato schierato da titolare solo tre volte, contro Parma, Udinese e Chievo. Era arrivato agli sgoccioli del mercato, eppure aveva già segnato la metà dei suoi gol dell’intero campionato. Tre su sei, a Verona, Lazio («mi piace segnare nei derby, spero di riuscirci ancora», ha confessato venerdì) e Bologna. Quest’anno, almeno come presenze, gli è già andata meglio: cinque volte dal 1’ in dieci gare. Colpa o merito della Champions, che ha aumentato gli impegni e lo spazio per tutti, anche per Adem. Che però non è uomo da gare a cinque stelle: lo ha deciso Garcia, lo dicono i numeri e i tabellini. In panchina a Manchester, Torino e Monaco, dieci minuti in casa contro il Bayern a risultato ampiamente compromesso, sette a Napoli. Il gol, bellissimo, contro il Chievo, segnato il 18 ottobre nell’ultima gara giocata da titolare all’Olimpico, sembrava essere stata la svolta della sua stagione, tanto da far dire a Garcia «che Adem ha un atteggiamento di squadra degno dei grandi giocatori», ma cosi non è stato, non ancora.
Ljajic resta fuori (prevedibile) contro il Bayern Monaco, gioca 72’ a Genova senza brillare e, da quel momento, sparisce. Panchina contro Cesena e Bayern; le briciole a Napoli. Gli altri ruotano, lui molto meno. Un turnover troppo anomalo, quello riservato da Garcia a Ljajic, nonostante da Trigoria tutti considerino impeccabile il suo comportamento e il suo impegno in allenamento. Fatto sta che Ljajic, che a settembre si era anche riconquistato la nazionale serba, dopo i problemi conMihajlovic l’ha persa per il momento anche con Advocaat (niente amichevole con la Grecia, dove invece ci saranno Torosidis, Manolas e Holebas), che ha dichiarato in maniera perentoria: «Non ho bisogno di quelli come lui che hanno la mentalità sbagliata e rovinano il gruppo». E Adem rischia di restare fuori anche stasera: Garcia sta pensando di dare un’altra chance a Destro, assieme a Gervinho e Totti, tenuti appositamente a riposo all’Allianz Arena.
Il marchigiano, invece, a Monaco ha giocato e male, si è preso qualche fischio dall’ultimo anello dello stadio e stasera spera di trasformare quei mugugni nei soliti applausi che l’Olimpico gli riserva ogni volta che segna. Gli stessi che i tifosi hanno riservato più volte a Ljajic, un giocatore di cui ti puoi innamorare, ma che puoi detestare allo stesso tempo. Lui, ai tifosi, il messaggio lo ha lanciato, quando su Roma Tv gli hanno mostrato una foto della curva: «Sono importanti per la squadra, con il loro aiuto possiamo fare molto meglio in campo». E la speranza di Ljajic, per stasera, è di andare a esultare mano nella mano con i compagni sudato, piuttosto che con il giaccone per ripararsi dal freddo-umido che farà in panchina.