(D. Stoppini) – Il telefono, un sms, un messaggio su whatsapp? Cose moderne, no grazie. Francesco Totti e Rudi Garcia sono uomini all’antica, orgogliosi e paraculi — non spaventatevi, se lo sono detti l’un l’altro in passato — al punto giusto da capire che il silenzio è (quasi) sempre la strategia migliore. Ecco perché non c’è stato bisogno di alcun chiarimento tra i due, ieri. Nessuna chiacchierata, insomma. Magari oggi, alla ripresa a Trigoria, i due torneranno sul fatto scherzandoci sopra. Nell’attesa è stata sufficiente la pacca sulla spalla, nello spogliatoio, a rimettere il capitano al centro del villaggio, a cancellare l’imbarazzo della sostituzione.
Qui Garcia – Imbarazzo che ha vissuto in prima persona Garcia, che si è visto respinto con perdite mentre provava a mettere una pezza. Imbarazzo a 360 gradi, perché l’allenatore non si aspettava un gesto simile dal capitano, proprio mentre la Roma ritrovava il gioco dei tempi migliori e la squadra tutta era al corrente della possibilità, poi avveratasi, del rientro in campo di Strootman. Ecco, magari un Totti in panchina ad applaudire il ritorno dell’olandese, a Garcia sarebbe piaciuto. Molto meglio che filare via col musone negli spogliatoi, fosse anche a fronte di un gol in meno. Ma a fronte pure di un tecnico che ha sempre dimostrato massima considerazione nei confronti di Totti, non ultimo l’endorsement di sabato in conferenza stampa. Anzi, c’è chi in città ha persino rimproverato al tecnico l’esatto contrario, quello di non aver gestito al meglio i 38 anni di Totti, di aver spremuto troppo il capitano senza risparmiargli minuti «inutili». Garcia stavolta ha pensato alla Roma, al rischio infortuni. E magari si è ricordato della stagione passata, della differenza reale tra la squadra con il numero 10 in campo da titolare e quella con Totti infortunato o inizialmente in panchina. È la stessa differenza che passa tra una Roma da scudetto e una semplicemente…da Champions. Lo dicono i numeri: nel 2013-14 Totti è partito dall’inizio 20 volte e la squadra ha portato a casa 49 punti, media di 2.45 a partita. Nelle restanti 18 gare, la Roma si è fermata a una me- dia di 2 punti ogni 90 minuti.
Qui Totti – In fondo, è questo il miglior complimento possibile per Totti, che già ieri mattina aveva molto ridimensionato l’arrabbiatura che lo aveva spinto a lasciare presto l’Olimpico. Perché il pensiero al mo- mento del cambio è stato umano: perché togliere me? Perché esco io e altri restano in campo a prescindere dal loro rendimento? A Totti giravano, è vero. Al punto che in un primo momento aveva anche pensato di non parlare attraverso il suo blog, come dopo ogni partita. Poi il ripensamento ben oltre la mezzanotte, non casuale, con un pensiero dedicato proprio a Strootman: «Contava vincere e in più abbiamo ritrovato un giocatore di valore. Questa è una grande notizia. Non abbia- mo certo attraversato un mo- mento facile, ci sono stati dei risultati non positivi ma periodi come questo nell’arco di una stagione ci possono stare, l’importante è ricordare sempre quali sono i nostri mezzi e la nostra forza». E tra questi c’è Totti. Anche a 38 anni. Anche con il musone. In fondo è proprio qui la differenza, nella voglia di essere sempre e comunque protagonista, anche a fronte di esempi diametralmente opposti, pure dentro le stesse mura di Trigoria. E questo lo sa pure Garcia: in fondo, se le scatole girano nel verso giusto, per la Roma il problema si trasforma in risorsa.