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IL MESSAGGERO “Roma e Juventus: sarà testa a testa”

D. De Rossi
D. De Rossi

(U. Trani) «Fortunatamente gli esoneri non riguardano più la Roma e quindi preferisco pensare a casa mia». De Rossi, dal’Aula Magna di Coverciano, fa sapere che in questo caso l’attualità non lo sfiora. Thohir caccia Mazzarri e chiama Mancini: Daniele, «dispiaciuto» per il primo e «felice» per il secondo, sfrutta il vento favorevole che soffia a Trigoria. «Noi, già dall’anno scorso, ci consideriamo alla pari della Juve». E, intanto, si prepara a contare fino a 100, quante saranno domenica sera, a Milano, le sue presenze in Nazionale. «Inimmaginabile. Le porterò sempre nel cuore. Magari sarò superato poi da qualche giovane bravo, come ho fatto io con alcuni miti, ma resterò nella storia del calcio italiano».

PENSIERO STUPENDO «Dedico le cento gare a Emanuele Mancini, il mio migliore amico. Abbiamo la stessa età e lo stesso ruolo, vent’anni fa siamo partiti insieme dal settore giovanile della Roma e se lui non avesse avuto tanti infortuni sarebbe stato qui al posto mio. Gioca nella Lupa Castelli Romani, in serie D, ha i piedi di Pirlo e quindi piacerebbe a Modric». Già il croato che, in attesa dello scontro diretto di San Siro, provoca: senza la qualità del regista della Juve l’Italia non è competitiva. De Rossi, sesto dietro a Buffon (145), Cannavaro (136), Maldini (126), Pirlo (113) e Zoff (112), è qui primo goleador: reti 16. «Mi insegue Balotelli che è però tanto più giovane e ha molte partite in meno. Spero che lui e gli altri attaccanti mi superino alla svelta. E’ il loro lavoro».

SENZA RANCORE «Il picco della mia vita azzurra è il mondiale di Berlino». De Rossi non è certo sazio. «Spesso negli spogliatoi parliamo delle delusioni in Sudafrica e in Brasile. In mezzo resta l’Europeo stupendo, quasi perfetto. Punto a vincere in Francia. E come me la pensano i miei compagni e Conte. Il tempo aiuta a dimenticare i ricordi. La Croazia ci può subito aiutare: abbiamo bisogno di successi contro le grandi. Per la fiducia». Flash back improvviso: «In Brasile non mi riferivo a Balotelli. Ma è proprio lo stesso concetto poi usato da Conte quando è arrivato in Nazionale. Avrebbe puntato sugli uomini prima che sui calciatori» spiega Daniele che adesso accosta l’Italia al suo club. Torna quel 26 maggio 2013 e alla la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. «Pure con la Roma siamo ripartiti dagli uomini che volevano risollevarsi». Non abbandona SuperMario. «Ve lo immaginate voi Conte che chiede il permesso per convocare un giocatore? Paradossale. Balotelli non ha fatto alcun disastro al mondiale. Non è border-line, ma buono. Ho conosciuto ragazzi che mettono zizzania, egoisti e cattivelli. Mario è solo esuberante. Adesso e in passato anche nella Roma a volte c’è stato qualcuno con atteggiamenti che mi mandano al manicomio. Gli voglio bene. A Mario ho sempre detto quello che pensavo in faccia. Dopo ci sono le regole da rispettare, l’allenatore da convincere e la partita da giocare. Tocca a lui guadagnarsi tutto».

CERTEZZE GIALLOROSSE «A Torino abbiamo perso, ma siamo usciti dal campo sentendoci una grande. Se ci avessero massacrato, avremmo avuto dubbi. E, invece, giochiamo per lo scudetto» sottolinea De Rossi. Che non è preoccupato per le 4 sconfitte in un mese. «Il Bayern è più forte. E ci sta di perdere fuori casa con due grandi come Juve e Napoli. E in una delle due gare il ko non è stato meritato». A proposito di Juve, Conte ha rivelato che lo avrebbe voluto in bianconero. «Parole che rendono orgogliosi. Nessun rimpianto, scenario impossibile da verificarsi».

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