(A. Austini) – Cento minuti e un gol in più. Chi l’avrebbe mai detto: a un terzo della stagione nella Roma l’impronta di Ljajic sovrasta quella di Iturbe. Lo dicono i numeri, tutti a vantaggio di Adem: 11 presenze a 9 tra campionato e Champions, 534 minuti giocati contro i 432 dell’argentino, 3-2 il computo delle reti realizzate. Roma-Torino ha certificato il sorpasso, con il serbo a segno e in campo per tutta la gara e l’altro a guardarlo un po’ sconsolato dalla panchina. E pensare che in estate Ljajic è rimasto a Trigoria soltanto per mancanza di offerte convincenti. Lui per primo si era messo sul mercato perché si è sentito ai margini del progetto. Lo è stato già al suo primo anno da romanista, immaginava di esserlo ancora di più dopo che la società ha investito oltre 20 milioni per Iturbe.
Quei timori, però, erano esagerati. Cos’è successo nel frattempo? Gli infortuni hanno frenato l’ambientamento dell’ex Verona. Una lesione muscolare per aver esultato in modo sfrenato il gol al Cska, il successivo stop come conseguenza di una serie di pestoni degli juventini sul ginocchio. Al di là dei problemi fisici, Iturbe ha faticato ad adattare il suo calcio esplosivo ai meccanismi della Roma, dove l’istinto va messo a servizio della squadra. Garcia chiede ai suoi attaccanti un lavoro importante quando il pallone ce l’hanno gli avversari. Manuel, a forza di rimproveri, sta migliorando ma non si sente ancora «sciolto» quanto servirebbe. E deve ancora abituarsi a leggere i momenti delle partite, quasi tutte con avversari che ereggono un muro davanti all’area e pensano solo a difendersi.
Questione di tempo. Quello che Ljajic ha impiegato prima di capire che doveva darsi una scossa. «Dall’inizio della preparazione Adem è il giocatore che ha lavorato meglio di tutti gli altri su ogni aspetto». Parole con cui Garcia ha «chiamato» il suo primo gol alla vigilia di Parma-Roma. Ma il lavoro del serbo non si è interrotto lì. Raccontano che sia tuttora lui il più pimpante durante le sedute di Trigoria. E che a ogni partita vissuta in panchina, risponda con una settimana di allenamenti stupefacenti. Lo ha notato Rudi, se ne rallegra Sabatini, che resta il principale «sponsor» dell’ex viola a Trigoria. La sfiducia generale e le critiche sembrano fargli bene: nell’esultanza dopo il gol al Torino c’era la frustrazione accumulata in questi mesi. «Ce l’avevo con i giornalisti» fa sapere Adem. Ma i fischi dell’Olimpico li aveva sentiti eccome.
Ora gli manca la continuità: Bergamo è l’occasione giusta per trovarla. Totti è squalificato, Gervinho tornerà nella Capitale solo a poche ore dalla trasferta e al massimo andrà in panchina, Florenzi è reduce da un infortunio e difficilmente sarà titolare. Ecco allora che il tridente più probabile per affrontare l’Atalanta è quello con Ljajic e Iturbe a spartirsi le fasce, e Destro al centro.
Un attacco inedito. Per la prima volta il serbo e l’argentino dal primo minuto, un destro e un mancino con caratteristiche complementari da mettere al servizio del bomber marchigiano che domani potrà fare un rodaggio nella Nazionale-bis di Conte. La Seleccion, al momento, è solo un obiettivo di Iturbe, mentre Ljajic potrebbe ritrovare molto presto la maglia della Serbia con cui continua ad avere un rapporto confilittuale. Advocaat lo ha fatto giocare dieci minuti con la Francia, poi lo ha cacciato perché ha saputo che Adem si era lamentato del «contentino». Ma ora il ct è saltato e al suo posto potrebbe arrivare Stankovic: la chiamata del romanista, in quel caso, sarebbe automatica. Il presente si chiama Atalanta. Quello di sabato, in fondo, è un bell’esame per tutti e tre gli attaccanti giallorossi.