(M. Azzi/E. Sisti) Tanti angeli ci guardano dall’alto e desiderano per primi che certe cose non accadano mai più». Alla fine è arrivato anche l’appello più atteso: di Francesco Totti, che non ha evitato peraltro alla Roma di vivere una vigilia surreale, sotto scorta e blindata, nell’attesa della temuta sfida di oggi con il Napoli. Al San Paolo si gioca la partita della paura, sei mesi dopo lo sparo contro Ciro Esposito, che ha scavato un pericoloso abisso di rancore tra le due tifoserie. «Penso alla sua famiglia e a tutte le altre che sono state colpite dai lutti nel pallone: a De Falchi, Sandri, Stefan e Cristian, a cui invio da padre e uomo un abbraccio pieno di calore», ha scritto sul suo sito il capitano giallorosso. «Mi sono sempre dissociato da ogni forma di violenza e spero che vivremo una festa di puro sport». Ma la tensione rimane alta e lo stadio non sarà pieno: nonostante le restrizioni (anticipo al pomeriggio e divieto per i sostenitori ospiti) che dovrebbero evitare brutte sorprese. Fra le transenne, i ferrei controlli delle forze dell’ordine, i 700 steward e il rombo degli elicotteri, già in volo da ieri, s’avventureranno al massimo in 40 mila. Perché fidarsi è bene, però in tv è meglio. È comunque una gara a rischio.
Pure Benitez e Garcia hanno provato a stemperare i toni, usando parole molto simili. «Dobbiamo offrire sul campo un grande spettacolo, per onorare la memoria di Ciro Esposito. Il nostro messaggio può essere solo propositivo e di cultura calcistica. Da questa partita dovrà partire un segnale positivo, la giocheremo tutti con un grande rispetto», ha promesso l’allenatore del Napoli. «Il calcio deve essere una festa non una guerra. Deve esserci amicizia e rispetto degli altri colori. Il calcio ha l’obbligo in momenti come questo di superare le divisioni, garantendo con il fair play un grande show al pubblico. I tifosi fanno sacrifici per seguirci e li dobbiamo ripagare con l’amore per il nostro lavoro, allontanando i pericoli e la violenza», gli ha fatto eco il collega francese.
Eppure per la Roma è stata lo stesso una vigilia tesa, iniziata nel tardo pomeriggio di ieri con un paradossale viaggio in aereo, nonostante i pochi chilometri di distanza tra le due città. Evitati il treno e l’autostrada. I giallorossi sono atterrati con un charter a Capodichino e hanno trovato il loro pullman ai bordi della pista, circondato da una decina di mezzi blindati. Il trasferimento sotto scorta (impiegato perfino un elicottero) fino all’albergo scelto come quartier generale per la notte è filato liscio. Nessun malintenzionato in giro: né all’aeroporto, né all’esterno della Mostra d’Oltremare, dove si trova l’isolato ritiro di Totti e compagni. Il San Paolo è in linea d’aria distante duecento metri scarsi, che molto probabilmente i giocatori percorreranno a piedi, per entrare nello stadio oggi pomeriggio. Sempre sotto scorta.