(G. Oddenino) – Dove c’è un duello, c’è Juve-Roma. Non solo in campo, con le due squadre pronte a riprendere la lotta scudetto dopo la sosta di campionato, ma anche e soprattutto fuori. Nel vero senso del termine, ovvero fuori dall’Italia e fuori dalle classiche logiche di mercato. Bianconeri e giallorossi, infatti, sono pronti ad alzare il livello dello scontro nelle comuni strategie di rinforzo. Questa volta non ci sono giocatori come Iturbe, Manolas o Nainggolan a scatenare la sfida infinita tra inserimenti, bluff e aste, ma direttamente club stranieri. Da acquistare a poi gestire direttamente per migliorare affari e business. E ovviamente battere la rivale di sempre, anticipando quella che sta diventando una tendenza consolidata a livello internazionale e che in Italia finora ha visto muoversi solo poche società.
Dalla lungimirante Udinese (che ha comprato ben due club: Granada in Spagna e Watford in Inghilterra) passando per i profili più bassi di Parma (gli sloveni del Nova Gorica) e Genoa (Preziosi mantiene ancora una percentuale nel Lugano), mentre la Fiorentina ha scommesso la scorsa estate sull’esotica India con il Pune e il Napoli non ha concluso l’affare Leyton Orient. Le grandi manovre per portare Juve e Roma a costruirsi una propria base estera, dove far crescere giovani, inserire extracomunitari a volontà e fare plusvalenze con «parti terze», stanno proseguendo da tempo e ora sono pronte a concretizzarsi nell’atteso sbarco in Europa. A Torino e nella Capitale i dossier parlano di una sola destinazione: il Portogallo. Una nazione dove è poco costoso e più facile comprarsi un club per trasformarlo in un proprio satellite.La Roma ha messo gli occhi sul Portimoense, che milita nella seconda divisione portoghese, mentre la Juve ragiona sul più noto (ma in cattive acque) Boavista. Gli studi proseguono, ma l’idea è fattibile e soprattutto aprirebbe scenari inediti a questi livelli. Perché a muoversi sono due «top club» che militano in Champions e vogliono allargare il proprio raggio d’azione, dopo aver sperimentato collaborazioni e partnership di ogni tipo e in ogni luogo.
I bianconeri in questi anni hanno stretto alleanze di mercato in Francia (Evian), Olanda (Den Bosch), Inghilterra (Middlesbrough e Norwich), Germania (Francoforte) e Spagna (Valladolid e Osasuna), ma ora vogliono avere una squadra tutta loro per essere ancora più competitivi. Stessa filosofia che sta animando la Roma, in una nazione dove i fondi d’investimento sono legalizzati, la tassazione sugli ingaggi è limitata, esistono le seconde squadre e si può tesserare un illimitato numero di extracomunitari. I giallorossi, che da poco hanno inserito nel Cda l’ex calciatrice americana Mia Hamm, hanno già intavolato rapporti diretti in Australia, Canada e Brasile con accademie proprie o attraverso ex romanisti (Doni ed Emerson rispettivamente con Bonfim Paulista e Fragata), mentre due soci del presidente Pallotta sono pronti a far nascere due società satellite a Los Angeles entro il 2017. Strategie globali che si intrecciano nella lotta quotidiana per la supremazia in serie A: Juve-Roma non finisce proprio mai e ora non ha più limiti.