(F. Balzani) – «Non sottovalutate questa Roma». Mani in tasca, maglioncino grigio, un fisico da fare invidia, nessun uomo della security o dell’ufficio stampa intorno. A guardarlo così sembra un tifoso, un uomo qualsiasi. Invece è l’allenatore più forte del mondo, forse il più forte di sempre. È Josep Guardiola, 18 trofei in 6 anni e la solita umiltà. Il tecnico del Bayern ha appena chiuso per 9-1 il doppio confronto con i giallorossi, si trova all’esterno della mixed zone. E qui zona mista lo è davvero: non ci sono protezioni, né divisioni. Pep non si nega ai giornalisti romani. Lui che a Roma è stato meno di un anno da calciatore.
«Non vi deprimete per queste due partite. La Roma è una grande squadra e ha un ottimo allenatore, chiaramente è all’inizio di un percorso ma può passare in Champions e vincere lo scudetto. Non mi pare poco». È sincero. Gran parte della qualificazione passa però anche dalle gare del Bayern contro City e Cska: «Posso garantirvi che faremo di tutto per vincerle. Non è nel nostro stile giocare le partite tanto per giocarle. Sta tutto in mano alla Roma. Qui all’Allianz i giallorossi ci hanno messo in difficoltà più di quanto pensate. In serie A non ci sono squadre che giocano meglio della Roma. Crisi italiana? Non credo si possa parlare di crisi ma di momento di transizione. Lo hanno avuto tutti i grandi campionati europei».
A qualche metro c’è De Rossi che ha sempre riconosciuto a Guardiola un ruolo importante nel suo percorso di crescita ad inizio carriera. I due si salutano con affetto. L’incontro con Totti invece c’è stato qualche minuto prima. «Gli ho detto che non deve smettere. Lo farà quando si annoierà». È il momento di andare, il pullman lo aspetta e lui quasi si scusa: «Fate buon viaggio di ritorno. Speriamo di rivederci presto». La Roma spera di no.