Finora Antonio Conte aveva tenuto una linea netta, precisa, da sottoscrivere in pieno: in Nazionale vengono chiamati solo i giocatori che lo meritano. Nell’ultima convocazione ci sono due deroghe, quelle di Balotelli e Cerci, protagonisti di avvi di stagione deludenti. Partendo da questo presupposto, non è stato facile per il ct spiegarne le ragioni. Che non hanno convinto fino in fondo: «Un mese fa la domanda era: perché non l’hai convocato?». In realtà un mese fa nessuno chiedeva notizie di Mario Balotelli in Nazionale. «In un periodo di costruzione era prevista la sua convocazione per valutarlo da vicino, di persona. Le cose per sentito dire non mi piacciono».
COLLOQUIO CON I SENATORI – Su questo ha ragione: per “sentito dire” è sbagliato, ma nel suo gruppo ci sono giocatori come Buffon e De Rossi che hanno visto con i loro occhi e che a fine Mondiale non gli hanno risparmiato critiche. E infatti Conte ha spiegato prima a loro, agli azzurri dalle 100 partite, la ragione per cui Balotelli sarebbe tornato in Nazionale nonostante il disastro brasiliano. Oggi Mario è ai minimi termini, non può pretendere niente, è il momento migliore per chiamarlo. Zitto, muto, lavorare, sudare, correre per gli altri. Sennò, a casa. E stavolta per sempre. E’ questo, più o meno, il discorso che il ct ha fatto a quei giocatori che hanno patito la presenza di Balotelli nell’Italia di Prandelli. Tuttavia il motto contiano “convoco chi lo merita” è stato per una volta accantonato. «Balotelli sta giocando titolare nel Liverpool e oggi sono qui, a Coverciano, tanti giocatori che non sono titolari nelle loro squadre. Forse è anche meglio che arrivi in un periodo non positivo. Lui e Cerci erano dei patrimoni in Italia, ora all’estero stanno trovando delle difficoltà. E’ mio dovere capire che utilità possono avere in Nazionale». Intanto, però, ha escluso un centravanti in forma come Okaka, che forse verrà buono per la gara con l’Albania.
Fonte: corrieredellosport.it