(L. Valdiserri) – Il massimo risultato (giallorosso) con il massimo sforzo, notevoli rischi alle coronarie e uno strascico di polemiche che non si fermeranno presto. Genoa-Roma, che poteva essere una bellissima partita, diventa una sorta di film splatter dove succede di tutto. Se si parla di calcio la Roma domina la gara con la mossa tattica di Gervinho centravanti, crea 7 occasioni da gol e ne spreca 6, vince e si porta a -1 dalla Juventus. Se si parla di arbitri Banti e i suoi collaboratori sbagliano quasi tutto, con due episodi chiave nei quali forse sbagliano meno che altrove: 1) il rigore su Nainggolan è solare e l’espulsione di Perin è una crudele conseguenza; 2) il gol annullato a Rincon al ’93 è effettivamente in fuorigioco, anche se di pochi centimetri; semmai non c’era il corner da cui nasce l’azione. Detto questo la direzione di gara è stata pessima, perché sono stati invertiti falli e forse anche ammonizioni. Banti non ha tenuto in mano la gara e i giocatori non hanno fatto nulla per aiutarlo.
Il discorso è vecchio: solo con la tecnologia si possono aiutare gli arbitri, come ha detto anche Garcia a fine gara, altrimenti sarà sempre e soltanto cultura del sospetto. Quella, ad esempio, del presidente genoano Enrico Preziosi che ha mescolato politica, scandali, malavita e pallone con grande leggerezza: «A Roma stanno succedendo troppe cose, non vorrei che fosse coinvolto anche il calcio… Banti è una iattura, mi spiace per l’arroganza che innervosisce il pubblico» («Dichiarazioni sciocche che non meritano commento», ha risposto il d.g. giallorosso Baldissoni). Anche Gasperini, cacciato da Banti tra il primo e il secondo tempo, si è lamentato assai: «Sono stato espulso io, ma l’agitato era lui».
La valutazione di quello che è accaduto a Marassi resterà legata sempre e soltanto al tifo. Il problema di fondo è decidere se aiutare o no gli arbitri a sbagliare di meno. Guardalinee e arbitri di porta non bastano (i secondi creano solo confusione), ma tutto questo dipende dall’International Board o dalle anime candide come Michel Platini che trovano bello un calcio fatto di errori evitabili. La Roma ha comunque meritato di vincere, perché ha preparato meglio la gara e Garcia è stato molto coraggioso. Non avesse portato a casa i 3 punti, con Totti e Destro in panchina, sarebbe ripartito il coro ingeneroso che è andato in confusione, non sa fare i cambi e perde le partite importanti. Genoa- Roma lo era, perché la classifica diceva che era la gara tra 3ª e 2ª del campionato. Gasperini ha tutto il diritto di dire che «undici contro undici sarebbe stata probabilmente un’altra storia» e che Perin è stato espulso «per un problema di interpretazione, perché poteva bastare il giallo». Tutto vero. Però la mossa di 3 attaccanti rapidi e capaci di scambiarsi posizione (Gervinho, Ljajic e Florenzi) ha mandato in tilt la difesa genoana. La Roma, però, deve imparare a chiudere le partite. Altrimenti rischia di vanificare tutto il buono che costruisce con la sua manovra. Ieri, ad esempio, Ljajic ha giocato un’altra grande partita ma un rigore parato da Lamanna (debuttante in serie A) e un gol facile fallito sono peccati gravi. E pure Gervinho, Florenzi e Iturbe hanno sbagliato gol fatti. Ieri la Roma non ha pagato dazio, in futuro non andrà sempre così bene.