(A. Catapano) Un incontro da ricordare, prima di una partita da dimenticare. James Pallotta sognava di battere il Manchester City «31, con tripletta di Totti». La delusione al fischio finale deve essere stata enorme. Ma almeno ieri il presidente della Roma ha ottenuto da Marino le rassicurazioni che chiedeva sullo stadio. In un’ora a colloquio col sindaco il presidente della Roma ha capito cosa è accaduto negli ultimi tre mesi, tanto da farne alla fine dell’incontro una sintesi perfetta: «Non credo che ci saranno rallentamenti — le sue dichiarazioni all’uscita dal Campidoglio —. Anzi, penso che l’iter si velocizzerà, persone che non sono più coinvolte negli organi decisionali erano stati elementi di rallentamento».
È CAMBIATO IL VENTO Non solo per lo stadio della Roma. Per dire, il «regolamento concernente la determinazione del contributo straordinario di urbanizzazione » chiesto ai costruttori, altro segnale di discontinuità voluto fortemente dall’assessore Giovanni Caudo, vegetava da febbraio. Forse a Mirko Coratti, che fino a qualche giorno fa ha presieduto l’Assemblea capitolina, nemmeno quello piaceva granché. Ieri, il suo successore, Valeria Baglio, al primo atto da presidente del Consiglio l’ha tirato fuori dal cassetto e inserito nell’ordine dei lavori delle prossime due sedute (oggi e martedì), insieme al programma di gestione dei rifiuti urbani, alla destinazione ad area verde e per il tempo libero di piazza Corazzini a Talenti e alla sospirata dichiarazione di pubblico interesse del progetto Tor di Valle. Che a questo punto, con la Giunta Marino rafforzata dall’inchiesta e finalmente libera dei lacci e lacciuoli che parte del Pd gli aveva imposto, diventa una priorità, di più «un fiore all’occhiello — spiegano dal Campidoglio —, un modello di trasparenza e serietà che dovrà guidare, nel caso, anche la gestione di una candidatura olimpica. Sempre nell’interesse dei cittadini».
IN DISCESA Se lo stadio ha davvero scollinato, lo scopriremo innanzitutto dal comportamento della maggioranza che sostiene Marino (oggi un po’ più compatta), con cui ieri ha fatto il punto l’assessore Caudo, incaricato di illustrare all’aula la dichiarazione di interesse pubblico del progetto di Parnasi e Pallotta. Gli uomini forti del Pd hanno garantito che non verranno presentati più di tre emendamenti. E se, come ha fatto intendere, l’opposizione di centrodestra lascerà l’aula Giulio Cesare (con l’obiettivo, praticamente irraggiungibile, di far mancare il numero legale), la delibera dovrà fare i conti «solo» con le critiche dei quattro consiglieri Cinque Stelle. Che, per quanto ben articolate, da sole non potrebbero portare la questione stadio oltre la prossima settimana. «Ci aspettiamo il voto nei prossimi giorni, auspicabilmente martedì — ha aggiunto Pallotta uscendo dal Campidoglio —. Tutti i cittadini romani dovrebbero essere contenti di quello che il sindaco sta facendo. Auspicabilmente nel 2017 Roma potrà avere il proprio stadio spettacolare. Il Consiglio voterà e l’iter proseguirà tranquillamente». Spinto anche, soprattutto, dal lavoro della Procura di Roma. «Tutto quello che sta succedendo non rallenta l’iter per la costruzione del nuovo stadio, anzi lo accelera — confida il presidente della Roma —. Quando ho sentito le notizie sulle indagini e gli arresti, ho fatto il tifo, ma non solo per lo stadio: quello che è successo la scorsa settimana è buono per la città». E, magari, darà una spinta anche all’acquisizione dello sponsor, con Etihad sempre in pole. «Abbiamo ridotto la scelta e speriamo di avere entro le prossime due settimane una lista di marchi con cui trattare. Non sono preoccupato — giura Pallotta —, tutti vedono quello che stiamo facendo per lo stadio ».