(C.Zucchelli) – Poteva giocare questa partita a maglie invertite. Se due anni fa avesse deciso di non dare fiducia a Rudi Garcia e alla sua Roma, oggi Daniele De Rossi sarebbe tornato all’Olimpico da avversario. E invece il cuore ha avuto la meglio sulla ragione, niente Manchester, né City né United, niente Premier, il campionato che lo ha sempre affascinato, niente centrocampo a cinque stelle con YayaTouré. Lo stesso fuoriclasse ivoriano si disse di essere felice di poterci giocare insieme. Addirittura prima di approdare il City aveva detto del collega italiano: «uno dei centrocampisti più completi d’Europa». Oggi Daniele De Rossi gioca ancora con la Roma e per la Roma, anche se un posto nell’undici titolare è tutto tranne che scontato. Perché col Sassuolo, anche prima dell’espulsione, non ha brillato. E perché Keita, soprattutto in Coppa, è uno di cui Garcia fa malvolentieri a meno.
OBIETTIVO Che sia in campo o in panchina, comunque De Rossi vivrà una notte di sogni e di coppe, come lui stesso ha raccontato al sito della Uefa: «Pensare di arrivare a una partita dalla fine con la possibilità di qualificarci era un sogno a inizio girone. Noi lo abbiamo rincorso è adesso è un obiettivo alla nostra portata ». La Roma ha il destino «nei nostri piedi», come spesso ama dire Garcia, e in fondo anche quello di De Rossi lo è, nonostante negli ultimi 10 giorni sia finito sui giornali per vicende che col calcio, Sassuolo a parte, hanno poco a che fare. Lui ufficialmente non replica e pensa soltanto a tutelare la figlia di 9 anni avuta dall’ex moglie Tamara: Gaia sabato era allo stadio con la nonna. Il resto lo lascia agli altri, completamente spalleggiato dai compagni, dai dirigenti e da Garcia, che in privato non gli hanno mai fatto mancare sostegno e affetto. In pubblico il tecnico non ha dato indicazioni sulla sua presenza o meno in campo dal primo minuto, ma in una intervista a France Football ha espresso concetti molto interessanti: «De Rossi ci permette ogni audacia offensiva perché rende la squadra equilibrata – ha spiegato Garcia –. E anche se gioca molto spesso basso non dimentico che può segnare tanto e di testa può essere molto utile. Se la Roma ha una delle migliori difese lo deve anche a lui, che aiuta molto da centrale». Per questo è difficile rinunciarci, anche quando non è al meglio: «Forse deve migliorare solo su una cosa – ammette l’allenatore -, gestire meglio la foga e il sentimento di ingiustizia che a volte vive in campo». A 31 anni, con 66 presenze nelle coppe europee, sembra difficile. Passare stasera il turno, e ritrovarsi dopo 4 anni a giocare un ottavo di finale di Champions, potrebbe aiutarlo. Anche a dimenticare queste ultime settimane.