(G. Calvi) – Non può considerarli sue creature, anche se ha avuto l’opportunità di goderseli per una fugace avventura stagionale. Domani sera Delio Rossi guarderà con interesse all’incrocio dei suoi ex ragazzi Adem Ljajic e Stevan Jovetic, un confronto a distanza nella sfida Roma-Manchester City in programma all’Olimpico. Per quanto ancora segnato dal contatto violento tra lui e il giovane serbo, durante Fiorentina-Novara del 2 maggio 2012, l’allenatore romagnolo, legato alla Sampdoria sino al prossimo giugno, accetta di accendere le luci sui suoi ex giocatori. «Sì, mi piace il giochino, però a patto di non parlare a lungo dell’incresciosa lite tra me e Adem. Ho sbagliato a scagliarmi contro il giocatore. Per questo ho chiesto scusa a tutti, anche a lui. E ho pagato il conto».
Per quel gesto, perse la panchina della Fiorentina e fu squalificato. Allora, togliamoci subito il pensiero. Se potesse mandare un messaggio a Ljajic, oltre due anni e mezzo dopo quel brutto giorno, che cosa gli direbbe?
«Proverei, ancora una volta, a spiegargli che spesso viene prima la squadra e poi il singolo. E se un allenatore sostituisce un giocatore, talvolta, si sente responsabile di un errore, perché magari non è stata premiata la sua scelta dei titolari mandati in campo. Così, un applauso ironico del calciatore diventa un’ulteriore mortificazione per il tecnico. Ma chiudiamola qui, pensiamo alla gara dell’Olimpico».
Conosce bene Ljajic e Jovetic: chi può incidere di più sul match?
«Hanno giocate straordinarie, in qualsiasi momento possono risolvere l’incontro con un colpo di genio. Certo, sarei un italiano felice se vincesse la Roma».
Facciamo 1-0, con gol di Ljajic?
«Eccome, ci metto la firma!».
Quanto sono cresciuti rispetto ai tempi della vostra Fiorentina?
«Stevan è stato condizionato da infortuni gravi, eppure resta un protagonista di assoluto livello, in un club tra i più quotati nel panorama mondiale. Arrivando in una società come il Manchester City, rischiava di essere schiacciato dalla concorrenza di campioni come Aguero, David Silva e Dzeko. Invece Jo-Jo ha spalle larghe, cresce ancora. È più maturo, anche per via dell’età, rispetto a Ljajic, che intanto sta compiendo un altro passo fondamentale per la sua carriera. Rispetto a Stevan, è più ragazzino ma, trovando continuità di rendimento, può sprigionare quel talento straordinario che gli consente ormai di essere un trascinatore nella Roma. Lo vedo più fiducioso, è consapevole delle sue doti e con Garcia ha trovato più sicurezza e coraggio. Neppure Ljajic sa quanto può diventare forte e devastante».
Rossi, continuerebbe a schierarli lì davanti come coppia d’attacco?
«Certo. Anche se sono più seconde punte, riescono a integrarsi e completarsi in modo eccezionale: sono rapidi, hanno fantasia e soprattutto il fiuto del gol, anche lontano dall’area di rigore. Con le qualità che si ritrovano, inventano pure assist perfetti per i compagni. In un particolare progetto tattico, entrambi possono esaltarsi partendo da esterni, per accentrarsi poi e tentare il tiro».
A quali giocatori somigliano, per caratteristiche e colpi, Adem e Stevan?
«Ljajic mi ricorda un po’ Menez, anche se ancora non ha la forza del francese: è destinato, comunque, a imporre qualità e nu meri da potenziale fuoriclasse. Quando vedo giocare Jovetic, mi ritorna in mente Del Piero, ovviamente con le dovute proporzioni. E poi Stevan sembra, per movenze, guizzi e genialità, il Totti giovane, anche perché, come il capitano giallorosso, è un tipo tosto, sa farsi valere sul piano fisico e resiste ai trattamenti dei marcatori avversari».
Lei crede davvero che la Roma vincerà?
«Garcia dispone di una squadra fantastica, che può giocare alla pari contro qualsiasi avversario. In più, la carica dell’Olimpico avrà un peso fondamentale. E io vorrei essere un tifoso italiano felice…».