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GAZZETTA DELLO SPORT L’onda straniera dei proprietari: servono regole

James Pallotta
James Pallotta

(C. Laudisa) – Abbiamo invocato per anni l’avvento di nuovi imprenditori e gli ultimi mesi hanno fatto registrare un autentico boom. Proprio ieri Tommaso Ghirardi ha annunciato l’imminente vendita del suo Parma ad una misconosciuta (per ora) cordata russo-cipriota. Il caso del club emiliano ha occupato le cronache più recenti a causa delle difficoltà economiche che presto porteranno anche ad una penalizzazione. La società gialloblù sin dalla scorsa estate ha cercato a destra e manca un acquirente per uscire dalle secche di una situazione drammatica.

In attesa di valutare l’effettiva bontà di questa soluzione è indispensabile guardare con attenzione ai cambi di proprietà che stanno rivoluzionando la serie A. Il primo grande scossone è arrivato alla Roma con l’ingresso di James Pallotta che solo negli scorsi mesi è uscito dall’ombrello-Unicredit, rilevando la maggioranza delle azioni giallorosse. Il progetto del magnate americano porta capitali e idee innovative, inclusa la meta del nuovo stadio. Un anno fa anche l’Inter è passata nelle mani dell’indonesiano Erick Thohir che ha iniziato un duro percorso di risanamento nel rilevare gli ingenti debiti della gestione-Moratti. E ora entrambe queste società sono nel mirino degli ispettori Uefa per il fair-play finanziario. I nuovi arrivati hanno ereditato gestioni complesse e si stanno adoperando per voltar pagina. Di sicuro non sono i nababbi che in altre nazioni hanno investito cifre da record.

Sapevamo che l’Italia fatica ad attrarre investitori di primaria importanza e le rigidità del nostro sistema rappresentano un ostacolo rilevante. Pur tuttavia lo scenario che si delinea lascia non poche incertezze. In contemporanea anche il mercato interno ha proposto dei sussulti. Se l’uscita di Cellino a Cagliari ha portato all’ingresso di un imprenditore giovane e ambizioso come Tommaso Giulini, alla Samp la famiglia Garrone ha dato spazio a alla gestione di Massimo Ferrero di cui non sono ancora ben chiare le potenzialità, nonostante i successi della squadra. Insomma questo turn-over di proprietari non porta sempre a un reale salto di qualità. Sembra fare eccezione il Bologna. In questi giorni il neo-presidente Joe Tacopina finanzierà il dopo-Guaraldi con l’appoggio del ceo Joey Saputo, danaroso imprenditore italo-canadese. Le spalle sono larghe, con grandi piani per la nobile decaduta in serie B.

Uno squarcio di luce in un panorama, comunque, ricco di interrogativi. Le riforme in atto della Federcalcio guardano molto all’esempio della ricca Premier League, dove vige un’accurata clausola di salvaguardia. Lì chiunque voglia acquistare un club, prima di finalizzare il deal, deve sottoporsi ad attente verifiche finanziarie che ne garantiscano la solidità e, addirittura, i requisiti etici. In Italia, invece, le attuali norme non prevedono alcuna indagine preventiva. Perché, allora, non dare a Figc e/o Lega di A gli strumenti per dei controlli in materia? Può essere la strada per evitare brutte sorprese. È un momento molto delicato, il nostro calcio deve cambiar pelle, visto che non è più il tempo dei mecenati. Non è facile trovare investitori italiani, ma non è neanche il caso di mettersi in mano al primo che passa. È in gioco il futuro di tutti.

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