(A. Catapano) – Novantasei giorni — il conto è aggiornato a oggi — per una formalità. Senza voler sminuire le prerogative dei 47 consiglieri, ma il 4 settembre scorso, quando il progetto Tor di Valle ottenne la sospirata delibera della Giunta Marino, tutti, a cominciare dal sindaco e dai suoi assessori, pensarono: «È fatta, manca solo il passaggio assembleare». E quel «solo», ovviamente, faceva intendere che l’ultimo atto sarebbe stato rapido e indolore.
FACCIAMO MELINA Tre mesi dopo l’approvazione (è bene ricordare: con alcune riserve) della Giunta, lo studio di fattibilità presentato da Luca Parnasi e James Pallotta non ha ancora l’ok definitivo del Comune. Né sappiamo quando lo otterrà, se negli ultimi giorni del 2014 o solo con il nuovo anno. Pallotta, che da stamattina è di nuovo a Roma, è spazientito, quantomeno perplesso. L’8 novembre, al termine della visita (l’ennesima) in Campidoglio, Marino lo aveva salutato con una promessa: «Quando tornerai a dicembre lo stadio sarà cosa fatta». Poi la delibera ha vissuto un mese sulle montagne russe: prossima all’approvazione, congelata, rimessa in cima alla lista, di nuovo retrocessa. I motivi di questi saliscendi, che hanno avuto il solo effetto di perdere tempo, li hanno compresi tutti, e ben prima che esplodesse il bubbone di «Mafia Capitale»: troppi soldi e troppi interessi in ballo in questa opera per non seguire quelle logiche consociative (e in certi casi criminali) che oggi l’inchiesta mette a nudo; troppi soggetti importanti esclusi dal progetto; e quindi tanti re ferenti politici intenti a fare melina.
È LA VOLTA BUONA? Siamo arrivati a oggi. Ora che l’inchiesta ha travolto qualcuno di quei referenti politici, rafforzando la posizione di Marino e dei suoi più stretti collaboratori (a cominciare dall’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, forse il più estraneo di tutti a quelle logiche del passato), e ammesso che il Pd abbia deciso davvero di fare quadrato intorno al sindaco, il progetto Tor di Valle potrebbe finalmente prendere il volo. Proprio in queste ore che Pallotta è a Roma. Ci resterà non più di 72 ore, poche ma forse sufficienti a trovare uno spazio nell’agenda di Marino (invitato anche alla cena di Natale di dopodomani): per il sindaco sono giorni particolarmente intensi, ma dal suo entourage filtra comunque la volontà di fissare un appuntamento (anche con Parnasi), perché «lo stadio deve tornare ad essere una priorità di questa amministrazione. Altrimenti — è il commento del Campidoglio — finirà che Roma non riuscirà più ad attrarre in vestimenti stranieri. Chi vuole investire in una città in cui il tempo è così aleatorio?». Più o meno il senso delle dichiarazioni della neo presidente del Consiglio comunale Valeria Baglio, piddina ma voluta fortemente da Marino. «In un primo colloquio avuto con il Sindaco — ha raccontato a Roma Radio — abbiamo parlato anche dello stadio, che per lui è una priorità. L’elemento che fa navigare la corruzione è l’indeterminatezza e la mancanza di certezza nelle decisioni. L’iter amministrativo che riguarda lo stadio è completato, la politica ora deve decidere con un voto in aula. Saranno l’ufficio di presidenza e i capi gruppo a calendarizzarlo». Già oggi ne sapremo di più. Pallotta attende, ma per quanto ancora?