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GAZZETTA DELLO SPORT Squalifica sospesa, ma Garcia attacca: “Qui regole strane”

Garcia
Garcia

(D. Stoppini) Da qualunque parte la si osservi, Genoa-Roma è una commedia molto italiana che ha avuto tutto sommato un finale scontato: il chiarimento dello steward, la squalifica di Rudi Garcia sospesa, la multa di 20 mila euro congelata e la giustizia sportiva che fa un’altra figuraccia. Con l’aggravante del caso Holebas: stop annullato per un vizio di forma, perché il vice procuratore federale Marco Squicquero non avrebbe potuto/dovuto segnalare, il lunedì, un fatto che, secondo l’articolo 35 del codice di giustizia sportiva, non era nelle sue competenze segnalare. Risultato: Garcia sarà in panchina stasera contro il Milan e Holebas titolare sulla fascia sinistra.

DENUNCIA ADDIO La mossa decisiva è arrivata a Trigoria, via Genoa, ieri mattina: una dichiarazione di Enrico Meanto Cuneo — lo steward che aveva accusato Garcia di aver tentato di «tirargli uno schiaffo» — che precisava quanto accaduto nel tunnel di Marassi. «Una parziale rettifica», per dirla con le parole del d.g. giallorosso Mauro Baldissoni. «Un semplice chiarimento dei fatti», come invece fa filtrare il Genoa. La verità è nel mezzo: lo steward ha spiegato di non esser sicuro della volontarietà del gesto di Garcia. Un battibecco tra i due c’è stato, sempre secondo Meanto Cuneo, e anche un contatto fisico, che però potrebbe essere stato dettato dal movimento del braccio dell’allenatore francese, che in quei frangenti si adoperava per la chiusura del finger. Capra e cavoli salvati, detta all’italiana. Perché una totale rettifica del gesto avrebbe esposto lo stesso steward a una futura denuncia da parte di Garcia, che a quel punto avrebbe davvero avuto la strada spianata dopo un’ammissione di colpa così palese. In questo modo invece lo steward chiarisce, Garcia pare già aver riposto i suoi propositi legali — la denuncia ora sembra uno scenario improbabile — e la Roma la spunta sul piano pratico.

Perché se in linea teorica si deve parlare di sospensiva, di fatto la decisione della Corte sportiva d’appello nazionale è una vittoria del club giallorosso e del suo avvocato, Antonio Conte. Che peraltro deve aver un po’ «spaventato» la Corte, portando con sé ieri pomeriggio una serie lunghissima di potenziali testimoni: il dottor Colautti, i preparatori Scala, Rongoni e Nanni, il team manager Scaglia e i due vice di Garcia, Fichaux e Bompard. Testimoni impossibili da ascoltare tutti in un pomeriggio: anche per questo la Corte ha rimandato la palla alla Procura federale di Stefano Palazzi — con una tempistica a questo punto tutta da definire, ma certamente non rapida — «affinché vengano accertati gli accadimenti oggetto di giudizio, acquisite le testimonianze eventualmente occorrenti». Dunque, anche quella dello stesso steward.

Garcia-Mourinho Se ne riparlerà tra qualche mese. Ma prima dell’audizione, durata in tutto 30’, Garcia era esploso in conferenza stampa. In stile Mourinho, mossa che ormai gli è familiare, con l’obiettivo di motivare la Roma anti-Milan: «Ascoltatemi bene: più ci daranno fastidio, più lotteremo. Più sarà difficile, più attaccheremo», ha detto il francese alzando i toni. Che poi non si sono più abbassati: «I fatti di Genova? Sì, ho dato una bastonata allo steward e poi gli ho sparato con la pistola», ha sorriso ironicamente. Prima di tornare serio: «A Marassi ci siamo sentiti in pericolo, qui in Italia a volte le regole sono un po’ strane: essere condannato senza essere neppure ascoltato è una cosa mai vista, dalle mie parti. Ma ora penso solo al Milan. Delle parole di Nedved e Allegri su di me e sulla squadra non mi frega nulla. Voglio solo mettere tre punti sotto l’albero di Natale della Roma. E ho visto i giocatori motivati al punto giusto». Le parole servono a questo.

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