(M. Callai) Ci sono solo il Genoa e un terzo posto da difendere con i denti. Domani, per Andrea Bertolacci, la Roma, proprietaria di metà del suo cartellino, sarà soltanto un’avversaria. Magari non come tutte le altre, visto che per la Lupa il suo cuore batte come tifoso. Ora, però, la testa è alla sua grande stagione in maglia rossoblù. Generoso e duttile, Bertolacci trova a Genova quella continuità gli permette di esser utile anche a Conte in Nazionale.
Andrea, si è dato una spiegazione del vostro terzo posto?
«E’ una situazione dovuta a parecchi fattori. In primo luogo, stiamo fisicamente bene e siamo un grande gruppo con giocatori di qualità».
Tra voi parlate di Champions League?
«I conti inizieremo a farli a marzo, quando in funzione della classifica ci porremo un obiettivo importante».
Quale è stata la partita della svolta?
«La vittoria contro la Juve. Quella contro il Milan, invece, la conferma».
Gasperini pretende molto ma la squadra è sempre con lui.
«Mi sta facendo giocare nel ruolo che ho sempre sentito mio. Mi adatto anche a fare il trequartista, ma preferisco agire nel cuore del centrocampo. A tutta la squadra, invece, Gasperini ha trasmesso grande mentalità».
Genoa e Samp, entrambe con buona salute di classifica. Quanto è importante arrivare davanti a fine campionato?
«Dopo il tremendo alluvione, per le nostre tifoserie è un bene vedere due squadre così in alto. Noi, però, non ci accontentiamo di arrivare solo davanti alla Samp».
Esser protagonista anche in maglia azzurra, dopo l’esordio a novembre proprio a Genova, è un chiodo fisso?
«La Nazionale passa attraverso le prestazioni con il Genoa. Voglio continuare a far bene qui per far parte del gruppo di Conte».
Da bambino tifava Milan e portava il codino in omaggio a Roberto Baggio. Chi l’ha spinta a cambiare idea?
«Mio papà mi ha spiegato cosa significa nascere e vivere a Roma. Così sono diventato giallorosso a 8-9 anni. Ricordo lo scudetto del 2001: volevo andare all’Olimpico ma poi mi sono dovuto accontentare della tv».
Quale è il più bel ricordo da romanista?
«Sicuramente il periodo in cui facevo parte della squadra Primavera sotto età e mi allenavo con Spalletti».
Ha sempre parlato bene anche di Stramaccioni.
«Nell’anno dei Giovanissimi Nazionali, non giocavo per vari motivi e, insieme ai miei genitori, stavo pensando di lasciare la Roma. Con il suo arrivo, la situazione cambiò. Forse ora non sarei qui o comunque non potrei contare oltre 100 presenze in serie A, a 23 anni…».
Che Roma si aspetta domenica prossima?
«Aggressiva e con tantissima voglia di rifarsi dopo la delusione della Champions. Noi proveremo a fare il nostro gioco ben sapendo che in certe fasi dovremo stringere i denti».
Lei ci pensa mai al suo futuro e al fatto di essere ancora in comproprietà tra Genoa e Roma?
«Non è mai stato, in passato, un mio pensiero dover per forza giocare nella Roma in serie A. Per me, negli anni scorsi, era importante crescere e quindi scendere in campo con continuità. In questo modo, è arrivata anche la Nazionale. Ora ho in testa solo il Genoa».