(M. Ferretti) – Arrivato a Manchester, invocato a gran voce in Inghilterra dal suo ex allenatore Roberto Mancini, all’inizio di settembre del 2012, Maicon al City ha vissuto poco e soprattutto male. Ha guadagnato un sacco di soldi, ma – complice una serie infinita di infortuni – ha giocato pochissimo, tredici partite tra Premier League e coppe varie, e non tutte da titolare o per novanta minuti. Insomma, un’esperienza fallimentare o quasi. Complice l’incapacità (voglia?) totale di integrarsi nella realtà inglese. Ecco perché, a un certo punto, di Maicon, che in Italia con la maglia dell’Inter aveva vinto tutto, si erano perse le tracce. Ma ancora gioca? Boh. E così non appena si è presentata la Roma, il brasiliano non ci ha pensato un attimo prima di mollare il City e l’Inghilterra, e pure una bella fetta di stipendio. Ha rinunciato a una corposa manciata di sterline, è tornato a maneggiare gli euro e pure a sorridere. È tornato, insomma, ad essere e a fare il Maicon, quello che devastava la fascia destra. E il City? Archiviato. Dimenticato. Cancellato. E se non ci fosse stato il sorteggio di Champions a (ri)proporre il suo nome accanto a quello del club di Manchester, in pochi forse si sarebbero ricordati della sua esperienza inglese.
ARMA LETALE Oggi Maicon è (ancora) un giocatore fondamentale per la Roma, al punto che non è azzardato affermare che c’è una squadra con lui e un’altra senza di lui. Meno forte, ovviamente. Lo dicono i numeri, al di là di tutto. Non può essere un caso, ad esempio, che contro il Bayern sia all’Olimpico che a Monaco, lui non c’era, così come non c’era a Mosca, a Napoli e anche sabato scorso contro il Sassuolo. Ricapitolando: cinque vittorie, un pareggio e 3 ko senza di lui; 8 successi e una sola sconfitta – quella farsa contro la Juventus -con lui in campo. Un’arma letale, Maicon. Anche dal punto di vista offensivo, visto che con lui la Roma segna addirittura il doppio: 21 reti all’attivo con lui, 14 senza. Con una curiosità: nelle uniche 3 partite chiuse dalla Roma senza segnare, il numero 13 è stato semplice spettatore. Deve convivere con un ginocchio che ogni tanto gli toglie il sorriso (e il posto in squadra), deve in qualche modo centellinare le sue fatiche e per questo Rudi Garcia l’ha tenuto fuori sabato scorso contro il Sassuolo: il francese non può, non vuole rinunciare a lui per l’impegno europeo.Perché Maicon è falsamente solo un esterno di difesa: in realtà, lui nel sistema di gioco di Garcia è una sorta di regista laterale, oltre che un attaccante aggiunto. E non è assolutamente un caso che, occhio alle statistiche, la Roma ama attaccare soprattutto sulla fascia destra.
LA RIMPATRIATA È un veterano della Champions, il brasiliano. Domani toccherà le 57 presenze e di fronte avrà molti colleghi che, nella stagione 2012-13, sono stati suoi compagni al City. Un sorta di seconda rimpatriata, sorrisi e strette di mano con tutti prima del fischio d’avvio di Mazic poi battaglia vera, come impone la legge dello sport. La Roma, che recentemente gli ha prolungato il contratto fino al 2016, ha bisogno come il pane della sua qualità e della sua esperienza: Maicon ha vinto la Champions (Inter 2010), sa come vanno giocate certe partite, sa come occorre affrontare l’impegno,sia da un punto di vista tecnico che psicologico. Sa come regalare un sorriso alla propria gente.