(S. Carina) Sabato tornano per riprendersi la Roma. Per scelta tecnica e/o squalifica, domenica scorsa Totti e De Rossi sono rimasti a guardare. Il capitano è poi entrato nel finale tumultuoso della gara contro il Genoa mentre il centrocampista soffriva davanti alla televisione. Poco, troppo poco per sentirsi realmente protagonisti. Entrambi hanno vissuto momenti migliori. Per Francesco due reti in cinque gare di Champions, bottino analogo in campionato ma nel doppio delle gare e, curiosità vuole, ancora a secco in serie A per quanto riguarda le reti su azione. Daniele invece continua ad essere decisamente sfortunato: prima le vicende extra campo che lo hanno visto, suo malgrado, catapultato sulle prime pagine dei quotidiani. Poi l’espulsione rimediata con il Sassuolo. Come se non bastasse, nei giorni scorsi è arrivato anche il furto della Smart, parcheggiata in strada, a due passi dalla casa dove il calciatore vive in centro con la compagna e le figlie.
UNA DONO PER SILVIO – Sabato arriva il Milan e l’occasione si presenta ghiotta per tutti e due. Totti ha nei rossoneri degli estimatori della prima ora. Più volte Berlusconi e Galliani hanno provato a portarlo a Milano ma Francesco ha sempre declinato l’offerta. E chissà se per manifestare ancora una volta la sua gratitudine ieri ha fatto recapitare proprio al patron del Milan, presente in un noto ristorante vicino a Trigoria per una cena di partito, una sua maglia. Del resto di regali ai rossoneri nella sua carriera ne ha fatti pochi. Totti infatti gli ha segnato 10 volte (di cui tre in coppa Italia). L’ultima volta risale al 2008-09 (Milan-Roma 3-2). Bisogna tornare indietro di tredici anni (2001-02) per una rete in campionato al Milan all’Olimpico: quindicesima giornata, successo per 1-0. De Rossi invece ha nel Milan una delle poche squadre in carriera in serie A alle quali non è mai riuscito a segnare. Ieri Francesco e Daniele si sono resi protagonisti di un siparietto a distanza sul Magazine della Uefa: «Mi diverto troppo e gioco con passione. Quando non ce la farò più penserò al futuro, intanto penso a mettermi a disposizione dei compagni e ad aiutare la squadra. Se sono arrivato a 38 anni così è perché sono stato sempre un professionista, uno senza vizi», le parole del capitano. Daniele ne è testimone: «Quando smetterò mi renderò conto dell’enorme privilegio che ho avuto nel passare la mia vita e la mia carriera con lui». Se ne è reso conto anche Garcia: «Francesco è un diamante e merita un bellissimo gioiello per valorizzarlo. Quel gioiello è, naturalmente, il gioco della mia squadra». Che è a caccia di un difensore: Ramiro Funes Mori, classe ’91, River Plate.