(F. M. Magliaro) – Delibera approvata ma stadio ancora lontano, lontanissimo e molti nodi ancora da sciogliere. Roma-Lido, ponte ciclopedonale sul Tevere e salvaguardia ambientale sono tre nodi che gli emendamenti, presentati e approvati in Consiglio comunale alla delibera che sancisce l’interesse pubblico alla costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle, hanno ancora di più evidenziato.
Il progetto, di base, resta quello presentato da Pallotta: stadio da 60mila posti con le sue immediate pertinenze, Business Park con tre torri e area commerciale. Le modifiche principali le ha ottenute il Campidoglio durante la trattativa e riguardano le opere pubbliche: almeno il 50% dei tifosi deve poter raggiungere lo stadio con il trasporto su ferro, il ponte ciclopedonale sul Tevere e la riduzione delle cubature a compensazione.
La ferrovia Roma-Lido rientra nel progetto dalla porta principale. Di emendamenti ne erano stati presentati 119. Ne sono stati dichiarati ammissibili solo 44. E di questi ne sono stati approvati 11 più altri 8 trasformati in ordini del giorno. Fra gli emendamenti approvati, spicca quello, a firma D’Ausilio/De Luca (Pd), che impone, a fianco alla Metro B e alla sua ipotizzata nuova diramazione, il «contestuale potenziamento della Roma-Lido con interventi di ammodernamento e attrezzaggio necessario per il raggiungimento» dello standard di 8 treni l’ora, uno ogni 7 minuti. In sostanza, la Roma Lido diventa una priorità, riconosciuta anche dall’assessore all’Urbanistica Caudo. Il quale però lancia un mezzo allarme e un mezzo segnale di apertura: «La Regione dovrebbe fare l’adeguamento della linea, che costerebbe oltre 260milioni di euro per portarla a frequenza di vera metropolitana, un treno ogni 3 minuti. Se ci riesce, a quel punto la linea sarebbe sufficiente ad assicurare i 20mila passeggeri/ora che servono sullo Stadio e, quindi, i 50milioni di euro dei proponenti da destinare al trasporto su ferro potremmo dirottarli lì». Ma se la Regione non dovesse adeguare la Roma Lido per mancanza di fondi? «In quel caso, Houston abbiamo un problema, sarebbe a rischio l’intero progetto».
Il secondo emendamento che potrebbe modificare il progetto è quello che prevede di «adottare le misure per migliorare la mobilità alternativa, ciclopedonale e l’accessibilità fluviale tramite il Tevere con banchine di approdo», un pallino di Andrea Santoro (Pd), presidente del Municipio IX. Nei disegni definitivi potremmo trovare la sorpresa delle banchine sul Tevere e nuove piste ciclabili. Rientra, invece, fra quegli emendamenti un po’ più politica quello, presentato da SeL, che pone la «salvaguardia ambientale» come «assoluta priorità» nel valutare l’interesse pubblico. Poco rilevanti gli effetti dell’emendamento nel punto in cui chiede di valutare come«integrazione e modifica al progetto» tutti gli elementi ambientali che emergessero dagli studi, rimane il fatto che l’emendamento, pur inserito nella parte di premessa e non nel deliberato, potrebbe essere un appiglio (ad esempio, quando, per mettere in sicurezza via del Mare e via Ostiense, si dovrà magari procedere al taglio delle alberature) per bloccare i lavori. Ora, per dirla con l’assessore Caudo «si aspettano i progetti, che devono essere seri e di qualità. Saremo intransigenti. A Roma non servono cattedrali nel deserto e presteremo la massima attenzione a ogni singola pagina degli elaborati. Se la Roma vuole fare in fretta, deve fare bene».