(A. Austini) – Smorfie, sorrisi nervosi, dichiarazioni al veleno, scelte che non sempre gli danno ragione. Se l’anno scorso Rudi Garcia sembrava un allenatore quasi perfetto, la seconda stagione da romanista sta dimostrando che, come tutti gli uomini di questo mondo, può sbagliare anche lui. La differenza sostanziale è negli impegni della Roma: ora c’è una Champions da gestire una rosa in cui sono aggiunti giocatori di «spessore». Proprio il mix coppa-campionato ha causato un inevitabile rallentamento in campionato, dove i giallorossi hanno due punti in meno rispetto allo scorso torneo. La prova più lampante di quanto la Champions complichi la vita di un allenatore si è avuta sabato: Rudi ha tenuto in panchina cinque punti fermi della squadra come Totti, Maicon, Keita, Nainggolan e Gervinho più Astori e la formazione scesa in campo non è riuscita a superare il Sassuolo.
Anche i cambi in corsa non hanno convinto, con il capitano rimasto in panchina e alla fine deluso per non aver potuto aiutare la Roma a centrare una vittoria fondamentale. La rabbia è già passata: ieri alle 8.30 era a Trigoria in largo anticipo per l’allenamento. La gara di mercoledì contro il Manchester City conta di più nella testa di Garcia e della società. Vale soldi e prestigio per il club, è una rivincita per l’allenatore che ai tempi del Lille non è riuscito due volte a superare la fase a gironi. Ecco perché finora il tecnico ha badato sempre a conservare energie in vista dell’impegno europeo. Prova ne è il mancato utilizzo dall’inizio di Gervinho in cinque dei sei match precedenti a una partita di Champions. Il bottino è di 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta, quella di Napoli che tra l’altro è l’unica giocata dal pupillo ivoriano di Garcia che in quella occasione lasciò in panchina De Rossi. Ma anche quando ha vinto, la Roma negli appuntamenti pre-Champions ha quasi sempre stentato: a Empoli e Bergamo successi di misura, con il Verona risultato sbloccato solo nel finale, unica «passeggiata» contro il Chievo.
Garcia non è sereno e si capisce da alcuni dettagli. Quel sorriso sforzato con cui ha accompagnato l’uscita dal campo polemica di Totti con il Torino ha acceso la prima spia su un problema più generale: come in ogni grande squadra, tutti vorrebbero sempre giocare e qualche mugugno è inevitabile. Destro e Iturbe i casi più attuali, De Rossi, Strootman e De Sanctis sono in difficoltà per motivi diversi, i giovani Uçan, Paredes e Sanabria si sentono «dimenticati». Poi c’è la questione arbitrale ad agitare i pensieri di Garcia. Sabato in panchina si è sbracciato (ingiustamente) più volte, anche ieri ha alzato un po’ la voce a Trigoria. A suo giudizio, il famigerato «ambiente» romano (compreso l’Olimpico) non sta proteggendo la squadra come dovrebbe, a differenza, a suo dire, di quanto accade a Torino.
Alla squadra l’allenatore ha fatto invece i complimenti per la reazione d’orgoglio mostrata col Sassuolo, ricordando l’importanza della sfida di Champions. Con Sabatini, che lo spalleggia totalmente sulla formazione mandata in campo, ha rivisto la partita di sabato e ha parlato del City e del mercato. La parola passa a Pallotta, che arriva domani con la famiglia. Agenda piena fino a venerdì, tra Roma-City, incontro con Marino sullo stadio e festa di Natale a Villa Miani giovedì. Sperando che i motivi per brindare siano diversi.