(N. Imberti) – Nel 2010 i fisici dell’École Polytechnique di Palaiseau, dopo un rigorosissimo studio scientifico, arrivarono alla conclusione che il calcio di punizione perfetto, quello che nessun portiere potrebbe mai parare, era stato calciato 13 anni prima. Esattamente il 3 giugno 1997. L’occasione era la prima gara di un torneo-esibizione per nazionali organizzato dalla Francia. Erano state invitate Italia, Inghilterra e Brasile. Che quel giorno era in campo contro i padroni di casa. Ebbene, il 3 giugno 1997, al 22’ del primo tempo il brasiliano Roberto Carlos prese il pallone e lo piazzò a 35 metri di distanza dalla porta difesa dal francese Fabienne Barthez. Una lunga rincorsa e scoccò un perfetto esterno sinistro a 120 km/h. Il tiro aggirò la barriera e si infilò alle spalle di Barthez che, incolpevole, non potè far altro che guardare. I fisici analizzarono a lungo le immagini di quella splendida punizione e arrivarono alla conclusione che i segreti che la rendevano imparabile erano la velocità e la distanza. L’«effetto a banana», tipico esempio di applicazione pratica dell’«effetto Magnus» (responsabile della variazione della traiettoria di un corpo che ruota in un fluido in movimento ndr ), veniva condizionato, in maniera decisiva, dalla resistenza dell’aria. In grado di rallentare il pallone tanto da modificarne la direzione. Tradotto: un tiro imprevedibile, quindi imprendibile.
Ora, come tutte le teorie scientifiche, anche quella dei fisici dell’École Polytechnique di Palaiseau può essere contestata. E confutata. Si può ad esempio dire che anche le punizioni di Diego Armando Maradona e Roberto Baggio erano altrettanto imprendibili. Eppure nessuno dei due segnava tirando da distanze abissali. Anzi, la loro «mattonella» era proprio lì, al limite dell’area. Un po’ la stessa cosa che accade oggi quando calcia Andrea Pirlo. Certo il centrocampista juventino ha ampiamente dimostrato di saper segnare variando potenza e traiettoria delle sue punizioni. Proprio come il romanista Miralem Pjanic, un altro che sta facendo vedere sul campo (vedi il gol segnato ieri all’Inter) di essere uno specialista della materia.
La verità, però, è che quest’anno sia Pirlo che Pjanic sembrano essere diventati veramente irresistibili. Ogni punizione o si trasforma in un gol o procura rigori. E forse c’è un motivo che nemmeno i fisici sarebbero in grado di indagare: la bomboletta spray. Non è un segreto, infatti, che i giocatori si allenino a tirare le punizioni con la barriera, finta, posta alla distanza regolamentare. Da quest’anno, con la bomboletta spray, anche le barriere reali sono alla «giusta distanza». E per chi ha talento ed è allenato è decisamente più semplice replicare i meccanismi provati in allenamento. Insomma il segreto è la schiuma bianca? Forse. O forse l’unico segreto è quello che una volta confessò Alex Del Piero: «La punzione perfetta? È quella che fa finire la palla in rete».