(S. Boldrini) – Il vero fenomeno è il piccolo Benjamin, 5 anni e già in rete, nel cyberspazio, per un gol segnato in allenamento a Manchester: potrà sempre dire «mio nonno è Diego Maradona, mio padre è Sergio Aguero». Circola anche la leggenda che il padrino sia Lionel Messi, ma in realtà, quando Benjamin fu battezzato il 20 giugno 2009, il «godfather» fu un amico di Sergio Aguero. Alla cerimonia, per la cronaca, era presente anche Maxi Lopez, oltre ad un drappello di attori e attrici. Tra il nonno che ancora illumina il palcoscenico nelle esibizioni benefiche e un nipote al quale la genetica potrebbe aver concesso le doti del campione del futuro, c’è lui, Sergio Aguero, capocannoniere della Premier con 14 gol e già a quota 19 in questo straordinario avvio di stagione. Il pericolo numero uno per la Roma è lui: oscura persino un centrocampista formidabile come Yaya Touré, o il talento di David Silva, pronto per tornare in campo dopo un’assenza di cinque settimane per un problema al ginocchio.
NUMBER 1 Salutato con tutti gli onori il «cannibale» Suarez, oggi Aguero è il miglior giocatore del campionato inglese: senza «se» e senza «ma». Ha la miglior media della storia della Premier: un gol ogni 112 minuti. E’ l’uomo che ha guidato il City fuori da una crisi che poteva avere conseguenze imprevedibili. La tripletta al Bayern Monaco consentirà infatti alla squadra inglese di giocarsi al meglio la sfidaspareggio con la Roma per centrare gli ottavi di Champions. I suoi gol in campionato, con la perla del poker al Tottenham e la doppietta di due giorni fa al Sunderland, hanno invece riportato in quota la banda di Manuel Pellegrini, rivitalizzando una Premier che lo straripante Chelsea di José Mourinho stava uccidendo.
STAR MONDIALE Aguero appartiene a quella categoria di calciatori che, quando vai allo stadio, dimentichi il contesto per seguire solo lui. E’ l’attore protagonista. Se non segna, fa segnare, come avvenuto contro il Southampton, quando ha creato due assist. «Oggi Aguero va considerato uno dei primi cinque giocatori al mondo», l’omaggio di Pellegrini. Non è un’esagerazione. Dopo i mostri sacri Messi e Cristiano Ronaldo, c’è anche il Kun, soprannome che si porta dietro da una vita. In Inghilterra lo volle Roberto Mancini e Aguero ripagò la fiducia con il gol – su assist di Balotelli – che nel 2012 permise al Manchester City di conquistare un titolo atteso da 44 anni. Lo sceicco Mansour non ha perso tempo: gli ha già prolungato il contratto fino al 2019.
IDENTIKIT La scheda tecnica è da fuoriclasse: baricentro basso, velocità esplosiva, acrobazia, tecnica argentina, intelligenza tattica. Il suo unico limite, emerso la scorsa stagione, una certa fragilità muscolare: Aguero s’infortunò ben cinque volte. Dopo il mondiale brasiliano («Una delusione bruciante, siamo stati ad un passo dal titolo »), il Kun ha svolto un programma nuovo, adattato alle sue caratteristiche. Risultato: partenza boom e gol a raffica. «Non abbiamo alternative, a Roma dovremo giocare per vincere. È inutile perdere tempo nel rimpiangere i punti persi per strada. All’Olimpico daremo il massimo di noi stessi, forse anche di più». Il titolo della sua autobiografia, Born to Rise, «nato per eccellere», vale più di mille parole. Sergio Aguero, con la sua andatura donchisciottesca, è un predestinato.