(M.Crosetti) – Che amaro retrogusto resta quasi sempre in bocca, dopo le sentenze della giustizia sportiva: uguale per tutti, ma per qualcuno di più. Tavecchio e le banane? Archiviato. Lotito e la disgustosa battuta su un difetto fisico di Marotta? Un’ammenda. La sciocca gaffe di Massimo Ferrero sul “filippino” Thohir? Tre mesi di squalifica.
Vabbè, si sa, il Viperetta non fa mica calcio, lui fa cabaret. E tra un foulard sulla testa e un cerotto sulle labbra, tra un cuoricino e una poesiola su Twitter, forse è più facile sparargli addosso un verdetto bello severo, così un’altra volta impara. Se Ferrero fosse, diciamo a caso, un presidente federale o il suo bizzarro puparo, magari una simile fermezza sarebbe più difficile da esercitare, magari verrebbe più naturale far scivolare il fascicolo in fondo al cassetto, o nemmeno sforzarsi di infilare il foglio nella cartellina. Due pesi e due misure? Di più. Il peso solo per qualcuno, e la misura sempre a spanne. A parte quella ormai colma.
Nella migliore delle ipotesi, la giustizia sportiva è in totale marasma. Nella peggiore è di parte, il controllato che controlla il controllore anche perché lo stipendia: un’anomalia che va cancellata subito (non succederà). Il caos regna sovrano, come dimostra la strana squalifica di Garcia, denunciato dal capo degli steward del Genoa: costui dichiara di essere stato vittima di una tentata aggressione da parte dell’allenatore giallorosso, che nega tutto e minaccia querele (e la Roma, ricorso). Mai successo che una squalifica seguisse una simile dinamica. Il rischio di creare un precedente ingestibile è enorme: nessun club mai lo farà, ci mancherebbe, ma pensate al caso di steward addestrati apposta per provocare o denunciare un avversario. Non se ne esce.