(G. Piccardi) – Il vecchio e il selfie. C’è un bambino di 13.976 giorni (ieri) con gli occhi che ridono dentro l’Olimpico impazzito. Ha il mento tagliato, sotto il naso un accenno di baffi, la boccuccia civettuola di chi ha sbirciato i selfie degli altri. Dietro, oltre la gioia infinita di aver pareggiato il derby con una doppietta, la curva Sud. Casa sua. All’interno di un solo scatto, Francesco Totti e la sua vita. Clic. E’ corso incontro a Guido Nanni, il preparatore dei portieri della Roma, appena rialzatosi da quella sforbiciata aerea che avrebbe svitato la schiena a chiunque, tranne a un attempatissimo pischello come lui. Ao’, Guido, e daje… C’era la premeditazione, e a spiegare il guizzo con cui ha fissato per sempre il suo quarantesimo derby è quel bambino, Francesco. «Ci ho pensato in settimana. Ormai c’è la moda degli autoscatti, io non sono abituato a farli perché la mia vita privata la tengo per me stesso però questa era un’occasione unica e irripetibile. Adesso è qualcosa che si ricorderanno un po’ tutti».
Ha fatto tutto lui. Ha dato l’iPhone a Nanni, chiedendogli di portarlo in campo e tenerlo in panchina. Nessun reato. Spento non è contro il regolamento. La prova che lo fosse è il pin: prima di scattare il selfie Totti smanetta velocissimo per sbloccare il telefono, poi si mette in posa. «È stata una cosa simpatica».Gentleman Pioli conferma: «Noi laziali non ci siamo sentiti minimamente offesi. Spero solo che Totti non mi giri la foto…». C’è tutta la garbatezza rustica di Francesco, il barzellettiere impunito, il papà sensibile, il capitano in grado di non far perdere la Roma in un derby ogni volta che scrive il suo nome sul tabellino dei marcatori, nella foto che ha fatto il giro del pianeta calcio spaccando i social, icona di romalazio 2-2. Come «vi ho purgato ancora», «6 unica» dedicato a Ilary in tribuna, il pollice rivolto verso il basso e quei cinque minuti trascorsi a far finta di fare il cameraman, perché di giocare Totti non si stanca mai. Un selfie in campo non si era mai visto. Ma il derby non è mai stato una partita qualsiasi per Francesco Totti. Ogni nuovo acquisto della Roma deve sottostare al rito d’iniziazione: il pistolotto del capitano che io ho visto cose nel derby che voi umani eccetera eccetera. Nel 2006, dopo la rottura del perone, in un Lazio-Roma volle andare in panchina in stampelle, facendo le prove in corridoio. Come fai a non prendere sul serio uno che s’immortala nel suo luogo dell’anima, la curva Sud. Che fosse la giornata di Francesco Totti ieri l’avevano capito, oltre a Totti, anche Garcia e De Sanctis. «Prima del match mi sono avvicinato a Morgan: mister, questo è il match del capitano, mi ha detto. Dopo l’intervallo, sotto 2-0, mi sono ritrovato in campo undici lupi». Il capobranco è quello che ci si farebbe seppellire, se potesse, fra cent’anni. E intanto spedisce al mondo la sua cartolina, così popolare e social insieme. Baci da Roma.