(A. Pugliese) «Sono felice così, è un ulteriore passo avanti nella mia carriera». La notizia della chiusura dell’affare Seydou Doumbia la riceve nel ritiro della Costa d’Avorio, ad un passo dalla sfida con l’Algeria di domani in Coppa d’Africa. In questi giorni ne aveva parlato con Gervinho, che gli ha raccontato un po’ tutto di Roma e della Roma. Da ieri le domande si sono moltiplicate, come negli anni si sono moltiplicati i gol ed i titoli dell’attaccante ivoriano, anche se la Roma non ha ancora dato l’ufficialità. In queste ore si sta definendo la formula: prestito con diritto di riscatto (2+12) o acquisizione a titolo definitivo a 15 (pagamento triennale). A lui (accordo fino al 2019 a 3 milioni di euro più bonus) toccherà vincere a suon di gol lo scetticismo che accompagna il suo arrivo: un po’ perché è stato la terza scelta del d.s. Sabatini (dopo Luiz Adriano e Konoplyanka), un po’ perché nella mente della gente ci sono gli errori nella doppia sfida di Champions con la Roma, nonostante il gol segnato.
I TRE MONDI Doumbia ha imparato a giocare per strada, ad Adjame, un sobborgo neanche tanto facile di Abidjan, la capitale della Costa d’Avorio. Lì da bambino vendeva stracci per aiutare la mamma ed il fratello più giovane. Poi è entrato all’Athletic Adjame («In futuro farò qualcosa di importante per loro»), da lì il modesto Denguele, dove però ha cominciato a fare quello che gli riesce meglio: segnare. «Vinsi il mio primo titolo di capocannoniere e capii che volevo essere il miglior marcatore in ogni campionato in cui avrei giocato». Già, perché da lì è nato il girovagare di Doumbia, l’uomo dei tre mondi. Dopo un tentativo a vuoto in Francia, a 18 anni è volato in Giappone, al Kashiwa Reysol, per poi tornare in Europa nel 2008, allo Young Boys. Il vero affare l’hanno fatto gli svizzeri: comprato a 130mila euro e rivenduto (dopo 50 gol in 2 anni, per tutti era «The Lord») a 10 milioni al Cska.
A SUON DI GOL «Seydou sembra sgraziato, il suo dribbling è illogico — ha detto Slutsky, tecnico dei russi — A volte corre con la palla in mezzo alla folla e tu pensi: “Cosa diavolo sta facendo?” Ma alla fine ne esce fuori da vincitore. È originale ed imprevedibile, marcarlo è difficile». Ed infatti anche in Russia è stato una macchina da gol (61 in 95 gare, 17 in 22 gare europee), tanto che nel 2011 (capocannoniere) e nel 2014 è stato votato come giocatore dell’anno, vincendo 5 titoli (tra cui due scudetti). Un percorso dorato, interrotto solo da una serie di brutti infortuni (uno grave alla schiena) che gli hanno fatto perdere quasi tutto il 2012-13. «Quel periodo era come stare in galera — ha detto — Per fortuna a novembre è nata mia figlia Mayelah: mi ha cambiato la vita». E anche il look, visto che sono sparite le treccine. «Certi momenti nella vita fai delle follie, ma al momento opportuno bisogna cambiare. La play? Prima ci giocavo molto, ora no: la passione è mia figlia».
CON RUDI Ora Garcia spera di averlo a disposizione il prima possibile, non fosse altro per inserirlo in squadra e mettere la Juventus nel mirino. Nella Roma potrà giocare sia centravanti, sia esterno sinistro. Doumbia è mobile, ma non velocissimo. Abile ma non eccellente. Fisicamente forte, ma non come il suo idolo Drogba. Però ha una dote innata, l’istinto. E con quello fa gol, la ricetta per sconfiggere anche gli scettici.