(D. Stoppini) – Non si sa se Rudi Garcia abbia usato con Alessandro Florenzi le parole di Lao Tzu, fondatore del Taoismo: «Un combattente che non sa indietreggiare, non potrà mai vincere». Eh sì, perché sembrano il vestito perfetto per questa trottola di 23 anni che non sai mai come definire, non sai mai cosa scrivere sotto la sua figurina: attaccante, centrocampista o difensore? Tutto, Florenzi fa tutto. Gira un campetto, tra gli addetti ai lavori, che fa capire come il jolly — sì, jolly, ecco la definizione corretta — di Garcia abbia toccato in campionato almeno un pallone praticamente in ogni zona del campo, eccetto due piccole porzioni. Ecco, forse siamo arrivati alla svolta. Forse non è lontano il giorno in cui Florenzi potrebbe vedere avverarsi il suo desiderio: «Spero di trovare il mio ruolo perfetto». Terzino destro, così lo vede Garcia. Il combattente arretra, come vuole il filosofo cinese di cui sopra. Come chiede Rudi. E così come l’ha spinto a provarci anche il d.s. Sabatini, in un colloquio di qualche settimana fa. Un modo per spingerlo oltre l’ostacolo: «Se si cala nel ruolo, Alessandro può essere un grandissimo investimento per il futuro della Roma».
Altro che Maicon – Un investimento e un’investitura, dopo il rinnovo fino al 2019 dei giorni di Natale. Florenzi arretra, terzino per necessità e per convinzione. I precedenti sono illustri, molti di buon auspicio: chiedere a Zambrotta, che un giorno fu convinto da Lippi e oggi sui suoi passi indietro ha scritto pure un libro, Una vita da terzino. Di certo c’è che a Trigoria descrivono Florenzi incuriosito dalla nuova posizione: «Lì mi sta facendo giocare l’allenatore, è una soluzione ancora più offensiva per la squadra», dice lui. Gli chiedono di fare il Maicon, tanto il brasiliano è in condizioni fisiche quasi impresentabili: a Trigoria, si allena con un preparatore personalizzato, ma pare senta dolore anche solo a camminare. E in campo si vede. E in campo, a Firenze, allora viene più facile buttare dentro Florenzi, l’atleta che tutti vorrebbero avere, un marine. Uno che nel variopinto mondo giallorosso fatto di preparatori e di staff medico che faticano a comunicare tra di loro, va invece d’accordo con tutti.
Scudetto: ci siamo – Naturale allora che sia lui a mandare un messaggio a una città in fibrillazione, al piano -1 di un immaginario ascensore dell’entusiasmo. «Lo sento anch’io, c’è pessimismo intorno a noi — spiega Florenzi a Roma tv —. Stiamo vivendo un momento no, que- sto è vero. Ma non facciamone un dramma, non dimentichiamo quanto fatto fin qui: abbia- mo 41 punti, siamo ai quarti di Coppa Italia e davanti a noi un’Europa League tutta da giocare. A tutti può capitare di vivere un periodo difficile. Ma i tifosi stiano tranquilli: noi giocatori abbiamo la loro stessa voglia di vincere qualcosa. Perché un trofeo alzato qui ne vale 10 altrove». Lo disse pure Totti, a proposito dello scudetto: «Crediamo di poterlo vincere, perché non dovremmo farlo? Non molleremo di un centimetro, per questo a Firenze vogliamo vincere. Con il gruppo che siamo riusciremo a uscire fuori dal momento no. Siamo consapevoli della nostra forza, prima o poi verrà fuori. La Juve? A ottobre è andata come è andata. Ma noi vogliamo arrivare allo scontro diretto in casa con uno o al massimo due punti di svantaggio. Siamo la Roma, quella di sempre. Abbiamo pagato gli impegni europei, ma presto anche la condizione migliorerà». Presto che è tardi, verrebbe da dire. Non lo disse Lao Tzu, ma suona bene lo stesso.