(A. Pugliese) Era l’ottobre del 2008 quando Levan Mchedlidze aveva praticamente Palermo ai suoi piedi. Giunto con l’etichetta di Ibrahimovic giorgiano (così lo chiamò Gigi Cagni, ad esempio), quel giorno Mchedlidze segnò il gol che permise ai rosanero di Ballardini di battere la Juventus, diventando anche il più giovane marcatore di sempre (18 anni e 195 giorni) dei rosanero in Serie A. Sembrava stesse per nascere una stella, fu soltanto una fiammata in un braciere di illusioni. Mchedlidze oggi torna all’Olimpico, chissà poi se giocherà, le previsioni lo vogliono partiente dalla panchina. Di certo, però, ritroverà Walter Sabatini, l’uomo che in Italia di più cercò di valorizzarlo e che su di lui era pronto ad investire molta della sua credibilità. «Ed invece è stato il più grande fallimento tecnico ed umano della mia carriera», dirà più tardi, strada facendo, l’attuale d.s. giallorosso.
LA GRANDE FUGA Successe infatti che Mchedlidze, ad un certo punto della sua carriera (inizio 2010), decise di staccare la spina, stanco delle troppe panchine che doveva sopportare con Delio Rossi. Così, approfittando delle vacanze di Natale, tornò a casa sua, a Tblisi, in Georgia, per restarci un bel po’. Non servirono le chiamate della società e di Sabatini, né il richiamo all’ordine. Mchedlidze oramai aveva staccato anche di testa, non ne voleva più sapere. «Il suo è stato un atto di indisciplina determinato da uno stato d’animo, ritiene che il Palermo gli abbia concesso poco spazio — disse all’epoca lo stesso Sabatini —. Non è la prima volta che si verifica una cosa del genere, quindi su di lui ho sbagliato valutazione, anche se sono convinto che possa ancora diventare un giocatore molto forte. Ma Levan ha un difetto, non riesce ad avere la cognizione delle cose».
LA RINASCITA Di quel Mchedlidze oggi è rimasto ben poco, perché poi Empoli strada facendo lo ha saputo rigenerare, facendolo tornare ad essere un giocatore di calcio. Tanto che anche dopo la partita degli ottavi di finale di Coppa Italia Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli, ha chiarito così la sua situazione: «Sta migliorando, il segreto sta nella continuità acquisita negli allenamenti e nella grande intensità mentale. Lo stesso Sabatini, suo mentore a Palermo, si è particolarmente compiaciuto di questo». Già ed allora chissà come andrà a finire questa sera e se le ruggini del passato saranno rimaste tali o meno. Del resto, nella carriera di Walter Sabatini di fallimenti (nella scelta dei giocatori) ce ne sono stati davvero pochi. Mchedlidze è uno di questi, anche se poi l’impressione è che al d.s. giallorosso non si andato giù soprattutto il lato umano della vicenda, più che quello tecnico. E lì il fallimento è stato forse anche più doloroso…