(M. Cecchini) – A pensarci bene, alcuni aspetti positivi non sono mancati. A 28 anni, una volta si diceva nel fiore della carriera, Urby Emanuelson nella Roma non ha saltato una convocazione. Sempre disponibile, e sarebbe stato lo stesso anche in Champions se Rudi Garcia non avesse pensato bene di escluderlo dalla lista europea. Adesso radio mercato dà l’ex nazionale olandese (17 presenze per lui negli “orange”) vicino all’Atalanta e così, malinconicamente, di lui resteranno in giallorosso i soli dieci minuti finali contro il Cagliari, a partita virtualmente in archivio. Già in quei giorni alcuni scrissero come, considerando il suo ingaggio annuale pari a circa 1,1 milioni netti, al club giallorosso le sue prestazioni fossero costate circa centomila euro per ogni minuto giocato, tenendo conto che grossolonamente la cifra si potrebbe raddoppiare se volessimo conteggiare il lordo ma poi bisognerebbe dimezzarla visto che la sua permanenza non dovrebbe superare la metà della stagione. I soldi però è noto che non facciano la felicità. Nel precampionato, infatti, Emanuelson sembrava un pretendente serio per il tormentato ruolo di terzino sinistro, anche se il fatto che il Milan lo avesse lasciato partire da svincolato qualche perplessità la creava.
SCOMMESSA Le prime amichevoli tolsero ogni dubbio: l’olandese non sembrava utile alla causa. Anzi, forse si. Il ds Sabatini e il suo staff, infatti, sanno di calcio e così presto si è capito come l’arrivo di Emanuelson sia stata solo una scommessa tentata per agevolare l’arrivo di un altro big, lui si assai utile. Se davvero andrà via, merita l’onore delle armi per tre ragioni: l’impegno, la professionalità e le doti cliniche. Esatto, perchè ad agosto fu il primo a rivelare: “Strootman tornerà solo fra tre mesi“. Garcia lo rimbrottò subito (“Lui non è un medico“), ma invece aveva ragione il ragazzo. Che Urby abbia un futuro anche in camice bianco”