(D. Stoppini/N.Berardino) E poi scopri che il dialetto emiliano ha una certa vicinanza con la lingua francese. Eccolo qui, il punto di contatto tra Rudi Garcia e Stefano Pioli. Non cercatene altri, non provate neppure a scovarli nel derby. Perché uno — il romanista — sa già come si fa, l’altro — il laziale — non vede l’ora di scoprirlo. Che l’esperienza in partite come queste sia una dote o un fardello, resta tutto da dimostrare, molto da capire. Per il momento è bene affidarsi ai numeri.
QUI RUDI – Monsieur derby non ha sbagliato un colpo, in carriera. Forse è per questo che 16 mesi fa, alla vigilia della sua prima sfida romana, disse: «Un derby? Non si gioca, si vince». E sì, perché lui ne conosceva già il sapore. LilleLens, avete idea? «Le derby du Nord», è chiamato così in Francia. È roba vera: c’è chi oltre le Alpi ha scritto dei trattati su una partita così speciale. Ecco: di Lille-Lens Garcia ne ha disputati 4, 3 vittorie e 1 pareggio. A Roma ha vinto la sfida più difficile, quella del post 26 maggio. E in due partite non ha mai subito gol. I numeri sono i suoi, i pensieri di questi giorni magari un po’ divisi. Perché da buon francese, con una mamma e due figlie che vivono a Parigi, la settimana di avvicinamento alla partita con la Lazio non è stata delle più semplici. Poi mettici il mercato, il colloquio con Sabatini ieri pomeriggio, per dirsi che ogni decisione è giusto a rimandarla al post derby: ora la testa è solo alla Lazio. E a una striscia da proseguire.
QUI STEFANO – Prima stracittadina da allenatore per Stefano Pioli. Che da giovane difensore delle Juventus ha vissuto il fascino del derby di Torino. Due partite contro i granata. E l’etichetta di imbattuto. Vittoria per 20 il 31 marzo 1985, da subentrato a Paolo Rossi: in tempo per esultare in campo al raddoppio di Platini su rigore. Titolare il 26 aprile 1987, nell’11 del Comunale. Graffiti del secolo scorso. Ed ecco 28 anni dopo il derby capitolino, che porta Pioli a un nuovo debutto. Ieri sera, alla festa dei 115 anni della Polisportiva Lazio, ha spiegato: «Prima di firmare il contratto ho studiato, so che siamo la prima squadra della capitale. Domenica vogliamo lasciare un segno nella storia». Lunedì sera, dopo aver liquidato la Sampdoria con un sonoro 30, si è subito proiettato sul derby. «È la partita » ha detto con orgoglio. La Lazio ammirata nell’ultima gara è quella migliore per l’occasione. Pioli sta affilando le sue strategie. Causa anche lo stop di Lulic, il ritorno di Candreva verrà proposto nel 4231 che però può svilupparsi anche nel 433, arretrando Mauri. Il tecnico si sta confrontando anche col rebus al centro dell’attacco: il ritorno di Klose o la conferma di Djordjevic. Sul piano delle suggestioni, domani per Pioli sarà un derby anche con quella poteva una sua squadra. Nel 2011, il d.s. Walter Sabatini, suo compagno al Parma, lo aveva indicato per la panchina della Roma nel 2011. Poi arrivò Luis Enrique. E Pioli, reduce dall’11° posto col Chievo, andò al Bologna. Tre anni dopo, lo sbarco alla Lazio. Per un sogno che si accende in un derby da Champions.