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GAZZETTA DELLO SPORT Il calcio di Totò e Checco: ”Noi, infiniti e cannibali”

Totti
Totti

(M. Cecchini) – Se volessimo usare un gergo movimentista in stile anni Settanta, potremmo definire questo articolo una sorta di controinformazione persino un po’ imbarazzante. Perché l’informazione «tout court», d’altronde, sarebbe inevitabilmente a senso unico. Con la sfida tra Udinese e Roma che incombe, come fare a discutere due monumenti in cammino come Totò Di Natale e Francesco (Checco) Totti?

CHE NUMERI Basterebbe pensare che in un calcio di Serie A anemico ormai di campioni, il capitano bianconero ha realizzato 201 gol nel massimo campionato in 404 partite e quello giallorosso 237 in 571 presenze, dopo aver trascorso più di metà carriera giocando trequartista e pensando perciò più a far segnare gli altri che se stesso. Il resto è quasi una conseguenza: due titoli di capocannoniere della A per Di Natale, uno (con Scarpa d’Oro) per Totti e, soprattutto, una valanga di reti bellissime che tuttora riempiono per ore il palinsesto di infinite trasmissioni televisive. Non è un caso che entrambi siano rispettivamente settimo (il bianconero) e secondo nella classifica dei cannonieri della Serie A di tutti i tempi guidata da Silvio Piola. Se invece consideriamo solo i calciatori in attività la coppia non ha rivali: primo (il giallorosso) e secondo in classifica, con sfide incrociate – cominciate nel 2003 – spesso ricche di gol. Totti infatti all’Udinese (Coppe comprese) ha segnato complessivamente 16 volte e Di Natale 14 ai giallorossi. Domanda: se non avessero giocato solo alla Roma (Checco) e ad Empoli e a Udine (Totò), quanto avrebbero vinto?

ETÀ E LIMITI Con queste credenziali e questa fedeltà, non sorprende che l’adorazione delle rispettive tifoserie sia totale. Ma nei rispettivi ambienti, c’è chi segnala un rovescio della medaglia. Totti ha 38 anni, Di Natale 37, e se il bianconero ha dato a volte segnali d’addio, il giallorosso non ci pensa. Il tempo però sta chiedendo in qualche modo conto a entrambi. In questa stagione Totò ha giocato 16 partite in campionato segnando 8 reti (più 1 presenza e 4 reti in Coppa Italia; Checco 11 in campionato realizzando 2 gol (più 5 presenze e 2 gol in Champions). In apparenza sempre unici e infiniti, anche se si scopre che Di Natale ha messo a segno 91 dei suoi ultimo 100 gol solo in casa, mentre Totti in questa stagione delle sue 4 reti ne ha realizzate su azione solo una (le altre su piazzati).

EREDI IN CRISI Se il capitano della Roma, poi, ha una duttilità tattica che gli consente di giocare con chiunque, non è un mistero che quello dell’Udinese, da quando è passato a fare il centravanti (circa quattro anni), prediliga moduli che non prevedono troppi compagni a pestargli i piedi. Inoltre, se consideriamo che la personalità dei due è grande, non meraviglia che anche quest’anno i loro possibili e potenziali alter ego siano assai malinconici. Non è un caso, in fondo, che Muriel e Destro siano accomunati dal fatto di essere al centro di voci di mercato che li vogliono in partenza: subito il colombiano e in estate per l’italiano. Mettere in panchina Di Natale e Totti – e soprattutto lasciarceli, a dispetto delle prestazioni, per dare continuità ai loro eredi veri o presunti – non è impresa facile, anche se a livello di personalità entrambi hanno dimostrato delle carenze evidenti. Come dire, quasi un avviso all’uruguaiano Mendez (ieri arrivato a Roma per essere girato a Perugia) e all’argentino Ponce (che sbarcherà in estate in giallorosso). Morale? Alla fine Stramaccioni e Garcia hanno scelto la linea di un impiego diversificato: Di Natale gioca spesso ma in casa sempre, mentre Totti è sempre in campo nei match che contano. Perciò, pur con tutto il rispetto per l’Udinese, al momento Destro dovrebbe giocare al Friuli, mentre il capitano si scalda in vista del derby di domenica con la Lazio. Ma 90 minuti sono lunghi e così occhio di nuovo agli incroci magici dal profumo di gol. Avviso: gli eredi, se esistono, meglio si diano una mossa. Perché con Totò e Checco a Udine e Roma il futuro fa presto a diventare passato.

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