(S. Vernazza) – La grande bellezza del derby di Roma, nel giorno in cui se ne è andata Anita Ekberg, mitica attrice svedese che la scena del bagno a Fontana di Trevi, nella Dolce Vita di Fellini, rese romana per sempre. Roma-Lazio finisce pari come da tradizione statistica, la X è il segno uscito più volte sulla ruota della sfida del Cupolone, ma c’è pareggio e pareggio. Questo è arrivato alla fine di una partita avvincente, tiratissima, e abbondante di emozioni come il seno di «Anitona». Per la Roma, sotto di due all’intervallo, il 2-2 ha le sembianze di una mezza vittoria, anche se in serata il successo della Juve a Napoli ha annacquato la gioia giallorossa del pomeriggio. La capolista risale a più tre, il tira e molla continua.
ARTE SENZA ETA’ Due gli attori protagonisti all’Olimpico, Francesco Totti e Felipe Anderson, 38 anni il primo e 21 il secondo. Quando Totti disputava il suo primo derby, Felipe stava sul passeggino: 17 anni di differenza, un abisso generazionale, ma l’arte non conosce età e i due si sono divisi il palcoscenico. Il ragazzino si è preso la ribalta del primo tempo. Strepitosa l’azione dell’1-0 laziale. Sull’onda della palla persa da Nainggolan, il brasiliano ha surfato per 40 metri e ha imboccato Mauri con una «scodellata» su misura. Poco dopo il 35enne Mauri gli ha restituito il favore, con un tacco lo ha liberato al tiro: sinistro preciso, facilitato dalla reazione a scoppio ritardato di De Sanctis. Al conto di Felipe va aggiunta una raffica di discese e serpentine che hanno stordito la Roma. Prestazione ai confini dello straordinario, contigua ai territori in cui spaziano i grandissimi. Se Anderson – uscito nella ripresa per una botta – darà continuità a quel che promette, in Serie A si sarà accesa un’altra stella polare, del livello di Pogba per intenderci. Totti è stato il mattatore del secondo atto. Passi per il primo gol, un «banale» diagonale ad approfittare di una difesa laziale con la testa altrove. E’ la seconda rete a consegnarlo al mito, una girata acrobatica d’altri tempi. Scegliete voi il modello, noi suggeriamo Pelé in «Fuga per la vittoria » – ma quella era una rovesciata – o una perla di Cruijff all’epoca del football totale. O il gesto di Parola reso immortale dalle figurine. Né Pelé né Cruijff dipingevano calcio nell’era degli smartphone, per cui di loro non possediamo selfie, come quello che Totti si è scattato per celebrare la rete del 2-2. Foto di discreta originalità, con mento tagliato e occhi stralunati. Totti non conosce banalità neppure da «selfista», a questo punto gli manca soltanto di rifare il ciak della Dolce Vita, portare Ilary a Fontana di Trevi e…: «Francesco, come here ». Tanto più che da ieri è il romanista capocannoniere assoluto dei derby di campionato, undici gol alla Lazio in Serie A. Giusto un vigile laziale potrebbe appioppargli una multa se convincesse Ilary a imitare la Ekberg.
PARTITA A META’ Incontro di facile lettura, spaccatura netta tra le due frazioni di gioco. Primo tempo alla Lazio e ripresa alla Roma, motivo per cui il pareggio di fondo è un risultato equo, anche se bisogna fare un paio di distinguo. La Lazio ha creato più occasioni e nel suo periodo peggiore, l’intero secondo tempo, ha colpito un palo con Mauri, ed è andata a tanto così dal terzo gol con Klose: prodigioso riflesso di De Sanctis, a farsi perdonare l’errore su Anderson. Lo stesso non si può dire della Roma. Nel primo tempo, in piena zona d’ombra, i giallorossi non hanno mai tirato in porta. Sul piano tattico Pioli è stato più convincente di Garcia. La Lazio dei primi 45 minuti ha impressionato per la capacità di interpretare più sistemi, a seconda degli eventi. Di base si è colto un 4-2-3-1, con Mauri trequartista e trasformista in base alle due fasi. In qualche raro momento 4-3-3. A un certo punto il 4- 2-3-1 ha assunto i contorni di un 4- 4-1-1, tendenza 4-2-4 quando la squadra attaccava. Duttilità e intensità le parole chiave.
MA AI PUNTI… Preso il secondo gol, Garcia ha cominciato a elaborare le contromisure. Verso la fine del tempo Pjanic è avanzato sulla trequarti e Totti si è installato in area. «Restyling» rifinito all’intervallo con gli innesti di Strootman e Ljajic per Nainggolan e Florenzi. Il 4-2-3-1 ha ridato colore alla Roma e complice il fisiologico calo della Lazio il Garcia-team ha riacciuffato una partita che pareva segnata. Il 2-2 non è in discussione, però se il calcio fosse boxe e dovessimo esprimere una preferenza ai punti, opteremmo per la Lazio. Col conforto di taluni indicatori, per esempio quello del vantaggio territoriale, 51 per cento laziale contro 49 romanista, o quello dei tiri nello specchio, 9 a 4 per la Lazio, palo compreso. Nulla è perduto, la Roma può vincere lo scudetto a patto che capisca questo concetto: tutti per Totti sì, Totti per tutti no. Per quanto immenso e infinito, il capitano ha pur sempre 38 anni, che diventeranno 39 a fine settembre