(A. Pugliese) Se tre indizi fanno una prova, allora vale la pena rifletterci su. Perché prima di Palermo era già successo altre due volte, stavolta sempre all’Olimpico, contro Sassuolo e Lazio. E se è vero che le rimonte giallorosse alla fine lasciano un senso positivo negli occhi della gente, è anche vero che quelle false partenze un po’ (molta) amarezza la creano eccome. Non fosse altro perché alla fine i punti restano per strada e la Juventus rischia di cambiare marcia, soprattutto se dovesse vincere oggi contro il Verona (già surclassato in settimana in Coppa Italia). Come ammette Miralem Pjanic: «Stavolta – ammette il centrocampista bosniaco – abbiamo perso 2 punti. Solo nel secondo tempo siamo stati più cattivi. Contro la Fiorentina bisogna tornare a vincere, perché se vogliamo raggiungere nostri obietti così non va bene. Siamo delusi da questo pareggio. Il centrocampo a tre nella ripresa mo è piaciuto di più. Invece non troviamo una soluzione per l’approccio nei primi tempi». Insomma, quella degli ultimi due mesi sembra una Roma un po’ doubleface: timida e poco reattiva nel primo tempo, rabbiosa e concentrata al ritorno in campo.
LE REAZIONI DOC Come tutte le medaglie, però, c’è sempre un risvolto. E per la Roma anche a Palermo è arrivato nella ripresa, quando il gioco ha cominciato a scorrere, la rabbia agonistica è cresciuta e finalmente qualche occasione è arrivata. Più o meno lo stesso copione ammirato anche contro il Sassuolo e la Lazio, quando nei secondi 45’ la squadra giallorossa ha cambiato marcia. Di questo Garcia è soddisfatto, eccome. Con la Lazio aveva parlato di cuore, ieri di cambiamento di pelle. Ma se le reazioni hanno evitato sconfitte, non hanno portato poi granché punti. Perché nell’era dei 3 punti, quello che fa davvero la differenza è vincerle le partite. Ecco perché da Firenze bisognerà cambiare registro. Altrimenti il rischio è dietro l’angolo e prevede una Juventus sempre più lontana in chiave scudetto.