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IL MESSAGGERO La Roma e Garcia in caduta libera

Garcia
Garcia

(U. Trani) – «Adesso torniamo a parlare di calcio…». Dopo il video con il rigore regalato, fa bene la società giallorossa, usando la rete, a voltare in fretta pagina. L’arbitro Di Bello non ha niente. Di brutto, invece, tanto. Per l’Empoli che subisce l’ingiustizia (e a Trigoria sanno bene che cosa significa) e soprattutto per la Roma che la figuraccia prima che fuori la fa in campo. Lì, come giustamente consiglia il management di Pallotta, bisogna restare e soffermarsi. Non è squadra quella che va ai quarti di Coppa Italia e fatica a restare in scia della Juve in campionato. La differenza con l’anno passato è enorme. Involuzione totale. Perché, lo dicono le recenti esibizioni, il gruppo peggiora di partita in partita e non dà segni di ripresa. E quando la regressione è così evidente, sta a significare che non va individuato solo l’unico colpevole. A essere coinvolte sono tutte le componenti. Allenatore, giocatori e dirigenti. Di sicuro la flessione è stata sottovalutata. Perché dal 5 ottobre, sconfitta allo Stadium di Torino, il gruppo non è stato più capace di offrire prestazioni da vertice. I risultati, nonostante il rallentamento da inizio dicembre a oggi, sono stati più o meno quelli del torneo passato. Ma le prestazioni no. E c’è da capire perché. E intervenire subito. Il rischio è di finire fuori strada in anticipo, come è successo nella prima stagione di Garcia. Due urgenze: addestramenti e acquisti mirati.

POCO RUDI «Adesso torniamo a parlare di calcio…». Il francese di Nemours non è lo stesso di quando, arrivando dal Lille, conquistò lo spogliatoio. Con i fatti, oltre che con le parole. Oggi, invece, dà l’impressione di aver perso il controllo. Meno autoritario e più flessibile. Si capisce da alcune scelte. Senatori troppo coccolati e giovani ignorati. Perché i primi creano problemi, mentre gli altri restano in riga. Garcia sta subendo il fascino dei veterani. Li ascolta, li tollera e li vizia. Chi non riceve lo stesso trattamento, prende nota. E non comprende alcune scelte. Esempio: se Maicon non sta in piedi, si chiedono come mai parta titolare nelle gare importanti, ultimo il derby. Non trovano la spiegazione, anche perché sanno che l’allenatore ha iniziato da preparatore. E se non sa valutare lui… Figli, dunque, e figliastri. E mediaticamente il tecnico sta sbandando. Sarebbe più credibile nelle proteste ammettendo i vantaggi.

FIACCHI ALLA META «Adesso torniamo a parlare di calcio…». E’ stato Garcia a scegliere il nuovo preparatore Rongoni che, per la cronaca, è stato al fianco di Petkovic fino all’esonero del tecnico laziale. Pure a Formello, come a Trigoria, infortuni muscolari a raffica. Sabatini ha dovuto dire sì, per il potere acquisito dal tecnico dopo lo scorso campionato. Il ds, stufo delle proteste, ha però dato il permesso a qualche giocatore, non solo a Maicon che ormai da mesi è seguito da Chinnici, di lavorare fuori del gruppo. Totti lo fa da sempre. De Sanctis pure. Il capitano e il portiere sono tra i pochi a non lamentarsi. Guarda caso. Il cambio di preparazione, proprio nella stagione del ritorno in Champions, fin qui non ha avuto l’effetto desiderato. La Roma non ha la forza di spingere. Holebas è l’unico in crescita: ha lavorato in Grecia si è presentato al fotofinish.

FRAGILITÀ MENTALE «Adesso torniamo a parlare di calcio…». Se il gioco è evaporato a Torino, la personalità è scomparsa tre mesi fa, la notte del 21 ottobre all’Olimpico: il 7 a 1 del Bayern ha psicologicamente azzerato la Roma. La testa, per Rudi, viene al primo posto. Ecco perché si tiene stretti i senatori. Ma a crollare sono stati proprio loro. I giovani, poco utilizzati, hanno meno responsabilità. I big, a parte Keita e Totti, hanno inciso poco. Come carattere e concentrazione. «L’ambiente pretende tanto, dobbiamo dare di più». Così ieri il tecnico al gruppo.

CONFUSIONE TATTICA «Adesso torniamo a parlare di calcio…». I sistemi di gioco non sono come le cravatte. Non basta abbinarli all’avversario. Se non si conoscono, è inutile utilizzarli. Può essere dannoso. Flop del 4-2-3-1 con il Palermo: cambio di trequartista dopo mezzo tempo. Voglio ma non posso del 4-3-1-2 contro l’Empoli: unica novità, più del rombo, Iturbe e Destro più stretti. Tre assetti in tre partite, tornando sempre al 4-3-3. In questo modo la Roma conclude meno in porta e segna meno gol, difende male e prende più reti. Ma a colpire è il comportamento di squadra. Passivo e non attivo. Subisce perché non ce la fa a imporsi. Un anno comandava in campo. Sceglieva il ritmo. I suoi interpreti dettavano i tempi di gioco. Ora non più.

MERCATO PARZIALE «Adesso torniamo a parlare di calcio…». Ceduto Benatia, la Roma non si è rinforzata come avrebbe dovuto. Mancano ancora oggi il terzino destro e il centravanti. Sono arrivati Cole e Iturbe: l’inglese con l’ingaggio troppo alto, l’argentino pagato carissimo. Diversi errori d’estate che si possono correggere in inverno. C’è tempo fino al 2 febbraio. A proposito: manca sempre il sostituto di Castan.

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