(M. Ferretti) Dopo meno di due minuti di gioco, Roma in svantaggio. Era già accaduto cinque volte, prima di scendere in campo a Palermo: in casa della Juventus, a Napoli (3’ Higuain), a Bergamo (1’ Moralez…) e poi due volte nelle ultime tre partite all’Olimpico, cioè contro Sassuolo e Lazio. Al Barbera neppure il tempo di dare un’occhiata al modulo proposto da Rudi Garcia e De Sanctis già battuto da Dybala. Che brutta costante, il flop iniziale. Una volta un errore di tizio, un’altra uno sbaglio di caio ma la sostanza non cambia: Roma costretta a rimontare. Una cosa non riuscita a Torino e neppure al San Paolo di Napoli e riuscita solo parzialmente contro il Sassuolo e la Lazio, oltre che ieri sera a Palermo, con la sfida di Bergamo come unica partita vinta dopo aver cominciato in salita. E quando le cose si ripetono con questa frequenza, non può essere mai un evento casuale. S’era discusso molto, ad esempio, già dopo la partita contro il Sassuolo del problema della squadra di Garcia che, battendo gli emiliani, avrebbe dato un altro senso al suo campionato. Un senso molto più compiuto. Invece, nonostante l’importanza della posta in palio, avvio pessimo, Sassuolo avanti di due gol e pareggio recuperato soltanto in extremis.
LE RESPONSABILITÀ DI RUDI – E, allora, ci si chiede: come è possibile che la Roma non riesca a cominciare la partita al top della concentrazione, cioè a posto con la testa e con le gambe? In campionato, l’abbiamo detto, è accaduto già sei volte, ma il problema s’era palesato anche in Champions con la Roma in svantaggio quattro volte su sei: due volte contro Bayern Monaco e Manchester City (unica volta gol nella ripresa). Bilancio finale, in Europa? Un pareggio, in Inghilterra. Segno che la faccenda è piuttosto seria, che è necessario metterci al più presto le mani. Un compito che spetta soprattutto all’allenatore, al quale è delegata l’intera responsabilità del gruppo. Non è ammissibile che la squadra approcci alla partita senza la dovuta, necessaria cattiveria: le assenze annoverate ieri sera al Barbera non possono essere né una scusante né un alibi. Anzi, il fatto di dover giocare in emergenza avrebbe dovuto sensibilizzare tutti, nessuno escluso. Invece niente.