(A. Austini) – Giocare a testa alta in casa dei campioni d’Inghilterra e ritrovarsi quattro mesi e mezzo dopo a faticare contro le riserve dell’Empoli all’Olimpico. Servirebbe un esperto di misteri per capirci qualcosa sulla Roma di quest’anno: un’involuzione pazzesca e per certi versi inspiegabile.
Al 90’ martedì il punteggio era in parità per la quinta volta nelle ultime sette gare ufficiali. La flessione dei risultati è lo specchio di prestazioni scadenti. La squadra spavalda, sicura di sé, solida dietro e imprevedibile davanti grazie al continuo scambio di posizioni tra centrocampisti e attaccanti, non si vede più.Problema di gambe, si è detto a lungo. Ed in parte può essere vero: Maicon è solo l’esempio più lampante. Ma qualcosa si è rotto anche nei meccanismi mentali del gruppo. «Dobbiamo ritrovare l’entusiasmo» ha spiegato Garcia, cogliendo un appiattimento generale che dura ormai da troppo tempo. Le facce, a volte, dicono tutto: Iturbe che non esulta, Destro che sbuffa, Astori smarrito.
La preoccupazione, e la derivante confusione di Rudi è evidente nelle sue mosse e anche nelle parole. Nella ripresa di Palermo e l’altroieri in Coppa il tecnico ha sperimentato il quarto modulo stagionale: quello con il rombo al centrocampo dopo i canonici 4-3-3 e 4-2-3-1 usati sempre da quando è arrivato, mentre a Monaco col Bayern ha schierato i giallorossi con il 4-4-2 per limitare i danni. La continua modifica dell’assetto tattico è il segno di una ricerca quasi «disperata» di una soluzione.
L’ultima verrà riproposta nelle prossime gare, almeno fino a quando non tornerà Gervinho. Partito l’ivoriano e registrate le difficoltà di Iturbe di giocare come esterno d’attacco, il tecnico ha colto la palla al balzo sfruttando il rientro di Strootman e i progressi di Paredes: un uomo in più a centrocampo può aiutare la Roma nelle due fasi, mentre gli attaccanti liberati dai compiti di copertura hanno possibilità maggiori di cercare la porta con insistenza. E se contro l’Empoli il trequartista l’ha fatto prima Totti e poi Ljajic, domenica a Firenze nella prima di due sfide ravvicinate con i viola di Montella potrebbe toccare a Pjanic, con il capitano di nuovo avanzato vicino all’area al fianco del serbo. Sulla carta è un modulo adatto anche per concedere maggiore spazio a Destro. Ma la fine del rapporto tra il centravanti marchigiano e i giallorossi è solo questione di tempo. L’Olimpico lo fischia, lui non è sereno e non vede l’ora di cambiare aria, Garcia non sa come gestire la situazione e Sabatini cerca un acquirente. Ieri a Milano nuovo punto della situazione con il procuratore Vigorelli: c’è sempre la proposta del Milan, dove Destro si trasferirebbe volentieri in prestito, ma la Roma chiede di inserire l’obbligo di riscatto nell’operazione per poterlo sostituire con sei mesi d’anticipo. Altrimenti se ne riparla in estate.
Mosse e parole, si diceva. Le dichiarazioni di Garcia sul rigore «generoso» che ha salvato la Coppa Italia della Roma («per me c’era, il fallo è netto e l’arbitro era vicino») sono state concordate con la società ma non sono piaciute ai tifosi. Una questione di coerenza dopo le sacrosante proteste sull’arbitraggio di Rocchi in Juve-Roma. Il dg Baldissoni ha mostrato ai cronisti un video trasmesso una sola volta in tv in cui si percepisce un tocco di Paredes sul pallone prima che intervenga Zielinski. I dubbi restano e, a prescindere, la reazione rabbiosa del club è una spia del grande nervosismo con cui si sta vivendo il momento. I risultati, in fondo, restano l’aspetto migliore della stagione. La Roma è in corsa su tre fronti ma per arrivare in fondo deve ritrovare se stessa. In fretta.