(T.Carmellini) – Ci risiamo. E ora staremo settimane, mesi, anni a parlare del «gol fantasma» (che fantasma non è) che ha cambiato la dinamica del campionato italiano di serie A. Stranamente accaduto attorno a una delle due pretendenti allo scudetto, cosa che amplifica non poco un evento che nella maggior parte degli altri casi sarebbe passato se non inosservato quasi. L’episodio che malgrado tutto ha deciso la sfida di Udine tra la squadra dell’ex romanista Stramaccioni e i giallorossi di Garcia ha molto poco di misterioso. La palla batte dentro ed è gol, netto, poi però la miriade di telecamere inquadrature, opinionisti di una parte o dell’altra, talkshow dell’ultim’ora e i «fake» sui social network fanno il resto. Una cosa è certa, la terna arbitrale in questo caso non ha aiutato a sfoltire la confusione, ma ne è stato per molti versi artefice: arbitro Guida in testa.
L’inutile arbitro di porta – Nell’episodio del gol l’uomo designato a «riferire» è li a quattro metri ma forse è impallato dal palo e non sembra convinto del gol: «Per me no» si interpreta nel labiale quando Astori stupefatto gli si fa sotto. L’arbitro Guida invece vede benissimo e non ha dubbi sull’episodio: «È gol, l’ho visto io» si legge in maniera altrettanto chiara sul suo volto negli attimi successivi all’evento incriminato. Cosa che verrà poi confermata dalle immagini frontali che mostrano chiaramente come la palla sia totalmente dentro la porta friulana. Il tema semmai è un altro e fin troppe volte discusso: serve avere un arbitro di porta che nell’ottanta per cento delle volte aiuta il «titolare» a sbagliare? Si ha netta l’impressione che più gente ci sia a dirigere e più aumenti la confusione in campo. Tanto più quando, come accaduto ieri, una volta che l’assistente di porta dice all’arbitro cosa deve fare, viene messo alla gogna: vedi l’episodio nel finale di gara quando il signor Maresca dice a Guida che l’entrata di Emanuelson su Kone non è fallosa: o comunque si disinteressa all’evento. Insomma, dipende sempre da che parte si guarda l’episodio, con quali occhi e molto spesso con quale bandiera nel cuore lo si analizzi.
La tecnologia che non c’è – La soluzione ci sarebbe ed è una strada già percorsa da molti altri sport: affidare al decisione alla «freddezza» della tecnologia. Se lo spettro della moviola in campo sembra preoccupare le lobby calcistiche arroccate nelle proprie posizioni, per episodi come il «gol fantasma» la tecnologia sarebbe davvero di grande aiuto. Il tennis ne è l’esempio più lampante: palla sulla riga, dentro o fuori sono ormai un problema sorpassato dall’avvento del «falco» il giustiziere delle diatribe tennistiche. Decide lui e tutti si sono adeguati.
Il peso della televisione – Ma nel calcio c’è un aspetto emotivo che probabilmente uno sport un po’ «snob» come il tennis non contempla. Tutta la dietrologia del mondo è concentrata nel nostro sport nazionale: una roba dove tutti sono contro tutti e alla fine tifano più contro gli altri che non a favore della propria squadra. Se poi a metter carne sul fuoco ci si mette anche la tv la frittata è fatta. Ora, premesso che consideriamo l’ex portiere della Lazio Marchegiani tra i più bravi commentatori attualmente in onda, qualche dubbio sulla sua posizione riguardo l’episodio in questione ci permettiamo di sollevarlo (anche a seguito del fiume di mail e tweet arrivati ieri in redazione). In genere, chi commenta una partita in diretta dovrebbe essere un po’ più cauto e magari prima di sbilanciarsi su un netto «non è gol», avere il buon senso di rivedere l’episodio da tutte le angolature. Così ieri non è accaduto e forse anche chi designa le coppie di telecronisti e le associa alle partite, potrebbe avere la sensibilità di evitare di mandare (sempre o quasi) un ex laziale a commentare le partite della Roma anche per non esporlo al pubblico ludibrio come accaduto ieri (nonostante abbia un figlio tesserato con la Roma: o forse proprio per quello…). Gli abbonati, si sa, sono sensibili.
Derby d’alta quota – Il risultato è comunque una Roma che accorcia sulla Juve capolista ora solo un punto più su e una Lazio saldamente al terzo posto (anche se in condominio col Napoli). Si prospetta quindi un derby d’alta quota come non si ricordava da tempo, nella speranza che per una volta almeno non sia una giacchetta nera a decidere il risultato finale.