(A. Sorrentino) – Sgrana gli occhi e sorride di piacere, roba da matti, appena riconosce un paio di cronisti italiani dei vecchi tempi. Di più: ti stringe la mano e si ferma a parlare: «Ciao, come stai?». Quando giocava in Italia era un filino più scorbutico, ma il tempo che passa mette a fuoco le cose e le persone, le ammanta di un loro romanticismo imprevedibile. Zlatan non ha dimenticato, non ci ha dimenticato. Sotto quella pellaccia dura che avvolge il suo corpo gigantesco, infiniti brandelli di Italia gli sono entrati dentro e non usciranno più. Nostalgia canaglia. Anche se è ormai il re del Psg e di Parigi e tutto intorno a Ibra-la sua vita, i suoi guadagni e le storie che si raccontano su di lui – è sempre più smisurato, enorme, sproporzionato, metafora perfetta della sua fisicità. Come la nuova casa, la terza da quando vive a Parigi, in cui è andato ad abitare con moglie e figli: affitto da 30mila euro al mese, 600 metri quadri e 9 bagni, proprio sotto l’Arc de Triomphe. Come l’alce da mezza tonnellata che Zlatan ha fatto secco con una fucilata, un colpo e via, in una battuta di caccia a Natale in Svezia, che l’ha molto inorgoglito come cecchino ma ha fatto infuriare gli animalisti del suo paese. Come il nuovo spot per una bevanda vitaminica scandinava, in cui esce dall’acqua lentamente come un mostro marino, fasciato di muscoli al titanio anche se c’è forte suspicione di un intervento in photoshop. Come il suo ingresso nella classifica dei milionari svedesi, ovviamente guidata dal signor Ikea, in cui Ibra è al 124esimo posto con 104 milioni di patrimonio. È un Ibrahimovic totale, assoluto, ma che comincia a pensare agli anni che passano, dato che passano anche per lui.
A 33 anni suonati come ci si sente? «Mah bene, dai, sono ancora in forma… È stato un inizio di stagione difficile, ho giocato poco per via di un infortunio (appena 15 partite ufficiali col Psg da agosto a oggi, ndr) ma ora sono tornato, sono pronto. Certo, comincio a diventare vecchio eh?». Però ha ancora i capelli legati con una bella coda, sulla nuca, come tanto tempo fa. «Alt, i capelli lunghi mi servono e me li tengo: così almeno sembro più giovane…». La sua giovinezza più piena l’ha regalata a noi italiani, almeno guardando gli almanacchi. «Certo, e non lo dimentico. In Italia ho giocato sette anni e sono stati i migliori della mia carriera, avete visto l’Ibrahimovic più bravo, più fresco, anche se neppure adesso sono così male. Per questo seguo la serie A, sono informato sulle cose che accadono da voi, conosco il campionato e le squadre, non credete». Non le facciamo un po’ compassione, non le sembriamo tanto più deboli di qualche anno fa? «Ma no, non dite così. La Juventus, la Roma, il Napoli mi sembrano ottime squadre. Anche il Milan e l’Inter, che magari non saranno nel loro momento migliore. E in campo internazionale le cose non vanno così male: la Juventus è agli ottavi di Champions, la Roma è stata eliminata ma ha avuto una malafortuna nell’ultima partita… In Europa League le altre stanno facendo bene. Voglio bene alla serie A, avrò sempre dei pensieri positivi». La Juventus può andare fino in fondo in Champions? «Certo. Ne ha le possibilità. Ha i giocatori per andare avanti, la tradizione, lo stadio, tutto». Come ha ritrovato la sua vecchia Inter, nell’amichevole di fine anno a Marrakech? «Mi ha fatto piacere rivedere qualcuno dello staff, visto che dei miei compagni di squadra di un tempo non è rimasto nessuno. Erano sei anni e mezzo che non facevo due chiacchiere con RobertoMancini… Da quel giorno di Parma-Inter 0-2, due gol miei nel secondo tempo e lo scudetto all’Inter in volata contro la Roma… Bei ricordi. Mi ha fatto un bell’effetto parlare col mister. Mi ha detto che sta bene, che è felice di essere tornato in Italia. E se c’è un allenatore che può davvero dare una mano all’Inter per tornare in alto, quello è Mancini. Lui è l’uomo giusto. Ho un bel ricordo del club e di Moratti, con cui avevo un ottimo rapporto: spero stiano bene, lui e la sua famiglia». Mancini è tornato in Italia, invece Ibrahimovic cosa farà? Ogni tanto riemergono voci che la vorrebbero di rientro da noi… «Ma no, non c’è niente di vero, ogni tanto c’è qualcuno che inventa, o che ascolta gente che inventa, ma non sono cose vere, assolutamente no». Il 33enne Ibra cosa vede nel suo futuro? «Sto bene a Parigi. Ho un altro anno e mezzo di contratto qui, poi si vedrà. Io cerco sempre di migliorare e quando vedrò che non ci riuscirò più, smetterò. In Italia ho dato il meglio di me ma ora mi sento ancora forte, più esperto di un tempo, ancora in grado di dare qualcosa. Dopo il contratto col Psg vedrò cosa fare: se non mi sentirò vecchio, o svuotato, continuerò. E una squadra a cui piacerà ancora il vecchio Ibra la troverò, spero».